Con l’approvazione definitiva al Senato, il disegno di legge di riforma costituzionale della separazione delle carriere in magistratura entra nel vivo. Dopo il voto autunnale di conferma in Parlamento, la parola passerà agli italiani con il referendum previsto per la primavera 2026. Ecco cosa cambia con la cosiddetta riforma Meloni-Nordio.
Due carriere per la magistratura
La riforma introduce nella Costituzione il principio della separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. La magistratura resta un ordine autonomo e indipendente, ma viene specificato che è composta da due carriere distinte: quella giudicante e quella requirente.
Due nuovi Csm: giudicanti e requirenti
L’attuale Consiglio superiore della magistratura sarà sostituito da due organi autonomi: il Csm della magistratura giudicante e quello della magistratura requirente. Entrambi saranno presieduti dal Presidente della Repubblica e includeranno, rispettivamente, il primo presidente e il procuratore generale della Corte di Cassazione.
Csm formati tramite sorteggio
I componenti dei nuovi Csm non saranno più eletti: due terzi saranno sorteggiati tra i magistrati che abbiano i requisiti previsti dalla futura legge ordinaria, un terzo tra giuristi scelti dal Parlamento. I membri resteranno in carica quattro anni e non potranno essere sorteggiati di nuovo nel turno successivo.
I poteri dei nuovi Csm
I nuovi organi gestiranno le carriere dei magistrati, occupandosi di assunzioni, trasferimenti, valutazioni e conferimenti di funzioni. Tuttavia, non avranno più il potere disciplinare, che viene affidato a un nuovo organismo.
Nasce l’Alta Corte disciplinare
Il giudizio disciplinare sui magistrati passerà all’Alta Corte, composta da 15 membri (la maggioranza magistrati estratti a sorte, con presidente eletto tra i laici). Le decisioni saranno ricorribili solo davanti allo stesso organo, in diversa composizione. Le sentenze non saranno più impugnabili in Cassazione.
Le prossime tappe: referendum e leggi attuative
La riforma prevede che entro un anno dall’entrata in vigore – dunque dopo il referendum – vengano emanate le leggi attuative che definiranno nel dettaglio le nuove regole. Fino ad allora continueranno a valere le norme attuali.
Si tratta di una delle più profonde modifiche del sistema giudiziario italiano degli ultimi decenni, destinata a cambiare l’organizzazione della magistratura, la gestione delle carriere e il sistema disciplinare.