Per Elly Schlein il nodo della sanità italiana non è solo economico, ma politico e morale. “C’è un gigantesco conflitto di interessi – ha detto la segretaria del Partito democratico intervenendo al forum Il domani delle donne –. I grandi imprenditori della sanità privata siedono in Parlamento, nelle file della maggioranza che governa il Paese. E questo condiziona pesantemente le scelte del governo Meloni in materia di salute pubblica”.
Le parole arrivano in un momento delicato, con il servizio sanitario nazionale sotto pressione e le liste d’attesa che si allungano in quasi tutte le Regioni. Schlein punta il dito contro quello che definisce “un sistema che lavora per sé stesso”, dove chi dovrebbe ridurre i tempi del pubblico finisce per favorire il privato. “Un sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato – ha aggiunto – ha partecipazioni in cliniche private che fanno pubblicità dicendo: se la lista nel pubblico è troppo lunga, venite da noi. Ma sono loro che dovrebbero abbatterle, quelle liste. È un corto circuito etico e politico che mina la credibilità dell’intero governo”.
L’attacco è frontale e non risparmia nomi e cognomi. La segretaria dem cita anche il deputato leghista Antonio Angelucci, imprenditore del settore sanitario e proprietario di numerose strutture e testate giornalistiche. “Abbiamo persone che controllano ospedali privati e nello stesso tempo siedono nelle Commissioni che decidono i fondi pubblici per la sanità – ha detto Schlein –. È un intreccio inaccettabile. I cittadini aspettano mesi per una visita specialistica, ma chi dovrebbe garantire il diritto alla cura preferisce alimentare la competizione con il privato invece di rafforzare il sistema pubblico”.
Il tono della segretaria è quello delle grandi battaglie politiche. Parla di “diritto alla salute tradito”, di un Paese “in cui la malattia rischia di tornare un privilegio”. Il messaggio è chiaro: “Quando il governo lascia che le liste d’attesa diventino un problema strutturale, sta facendo una scelta politica. Perché più il pubblico si indebolisce, più il privato ci guadagna. E chi ci guadagna siede nei banchi della maggioranza”.
Il riferimento al sottosegretario Gemmato è diretto e ripetuto. “Non si può chiedere fiducia a un governo che mette a capo della sanità pubblica chi ha interessi, diretti o indiretti, nella sanità privata – ha proseguito Schlein –. Non è una questione personale, è una questione di trasparenza. In altri Paesi, questo basterebbe a dimettersi”. Poi la stoccata finale: “Il conflitto d’interessi non è un concetto astratto, è ciò che accade quando il profitto prevale sul diritto alla salute. Ed è ciò che sta accadendo oggi in Italia”.
La segretaria dem ha anche richiamato i dati sul finanziamento del servizio sanitario, sottolineando che “in tre anni sono stati tagliati miliardi al fondo salute, mentre crescono gli incentivi e le convenzioni per i privati. Si parla di efficienza, ma si alimenta un sistema che rende la malattia un business”.
Nel suo intervento, Schlein ha difeso il principio di universalità della sanità pubblica: “Non possiamo accettare un Paese dove chi ha soldi si cura e chi non li ha aspetta. Il governo ha la responsabilità di garantire che il Servizio sanitario nazionale non diventi una stampella per le cliniche private. L’Italia ha costruito uno dei sistemi più avanzati d’Europa, ma oggi rischia di smantellarlo pezzo per pezzo”.
Alle accuse replica, in serata, il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, che definisce “strumentali e infondate” le parole della segretaria Pd. “C’è chi ha scelto di costruire la propria identità politica attaccando gli altri. Io, invece, l’ho costruita sul lavoro e sulla coerenza – afferma –. Si torna periodicamente su polemiche già smentite dagli organi competenti. Non esiste alcun conflitto di interessi: non gestisco cliniche, non percepisco dividendi, non ho ruoli operativi”.
Gemmato spiega che “la partecipazione in una piccola società privata” è stata venduta “da tempo”, come si evince da una visura camerale, e che “l’Antitrust, all’inizio del mandato, aveva già certificato l’assenza di irregolarità”. Poi aggiunge: “Non è una clinica, come sostiene Schlein, ma una realtà sanitaria minore, e comunque non più riconducibile alla mia persona. Dispiace vedere che si preferisce ignorare la realtà per ragioni di propaganda”.
Sul caso interviene anche lo staff del sottosegretario, che parla di “un attacco personale, non politico”. Dal centrodestra, la linea è di difesa compatta: “Schlein prova a coprire le divisioni interne al Pd con accuse infondate”, commenta un dirigente di Fratelli d’Italia.
Ma le parole della segretaria democratica hanno già acceso il dibattito. Per la leader Pd, la questione della sanità pubblica sarà una delle colonne della prossima campagna politica. “Non è una battaglia contro qualcuno – ha detto – ma per tutti: perché la salute non sia un privilegio, ma un diritto garantito dallo Stato”.
E mentre da Palazzo Chigi si preferisce il silenzio, il messaggio di Schlein arriva chiaro: la sanità non è solo un tema tecnico, è il banco di prova di una maggioranza che, a suo dire, “ha scelto di stare dalla parte dei forti e non dei cittadini”.







