Separazione delle carriere: scontro sulle reazioni dopo il voto al Senato

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Il via libera del Senato alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri accende il confronto politico. Il ministro della giustizia Carlo Nordio parla di “un balzo gigantesco verso l’attuazione del processo accusatorio” e rivendica la propria soddisfazione personale: “Ho realizzato una mia aspirazione, credo in questa riforma dal 1995”.

Governo e maggioranza: “Una riforma storica, ora il referendum”

Nordio guarda ai prossimi passaggi: “La seconda lettura sarà rapida, poi auspico il referendum perché la materia va sottoposta al giudizio degli italiani”. Anche Matilde Siracusano, sottosegretaria ai rapporti con il parlamento e deputata di Forza Italia, definisce la riforma “una missione chiave per la modernizzazione del Paese”, dedicando la svolta alla memoria di Silvio Berlusconi. Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario alla giustizia di Fratelli d’Italia, rilancia: “Separare le carriere non è un attacco alla magistratura, ma una garanzia di parità tra accusa e difesa”.

Opposizioni all’attacco: “Non è una riforma, è una vendetta contro la magistratura”

Dall’altra parte, il Partito Democratico e le opposizioni parlano di un attacco diretto all’indipendenza dei magistrati. La senatrice Enza Rando, responsabile legalità del Pd, boccia la riforma: “Non è una vera riforma della giustizia, è una vendetta e uno strappo all’equilibrio costituzionale”. Rando denuncia anche “l’utilizzo strumentale delle parole di Giovanni Falcone per legittimare la riforma” e accusa il governo di voler concentrare il potere nelle mani dell’esecutivo a discapito delle garanzie democratiche.

Scontro sulle garanzie e il ruolo del Consiglio superiore della magistratura

Riforma giustizia separazione carriere reazioni: lo scontro resta acceso sulle nuove regole per il Consiglio superiore della magistratura e sul sorteggio dei suoi membri. Per la maggioranza è un passo verso un sistema più trasparente; per le opposizioni, una minaccia all’autonomia dei giudici e un rischio per la lotta alla criminalità organizzata. Il dibattito è destinato a proseguire nelle prossime settimane, in vista del terzo passaggio parlamentare e dell’annunciato referendum.