Il disegno di legge sul reclutamento dei ricercatori e dei docenti universitari rappresenta, secondo Mario Occhiuto, “non un semplice intervento tecnico, ma un cambio di paradigma”. Lo ha chiarito lo stesso senatore di Forza Italia, relatore del provvedimento, intervenendo in Aula per illustrare una riforma che punta a rendere le università italiane “più aperte, più competitive e realmente fondate sul merito”.
“Questo ddl non cambia solo una procedura – ha spiegato Occhiuto – ma il modo in cui riconosciamo il merito, costruiamo opportunità e immaginiamo il futuro delle nostre università”. Un passaggio che, nelle parole del relatore, segna una svolta nel rapporto tra sistema accademico e Paese.
“Una visione chiara e moderna”
Occhiuto ha rivendicato il ruolo centrale del ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini. “Questa riforma nasce da una visione chiara e moderna del ministro – ha affermato – che ha dato una spinta coraggiosa alla valorizzazione del merito”. Una linea politica che, ha aggiunto, “ha trovato concretezza nel lavoro parlamentare”. “Nel Comitato ristretto – ha ricordato il senatore – abbiamo accolto e integrato le proposte migliorative di tutti i gruppi. È stato un lavoro serio, orientato a migliorare davvero il sistema”.
“Qualità, trasparenza e una vera prova didattica”
Entrando nel merito del provvedimento, Occhiuto ha sottolineato i punti che considera qualificanti. “Le questioni ritenute essenziali sono state tutte recepite”, ha detto. Tra queste, “la qualità e la trasparenza delle commissioni”, “profili e requisiti più chiari” e “una vera prova didattica, con una valutazione anche ex post”. Secondo il relatore, questi elementi servono a garantire selezioni più credibili e coerenti con le esigenze dell’università contemporanea. “Stiamo costruendo un sistema più ordinato – ha spiegato – in cui anche la mobilità dei docenti segue regole più chiare e razionali”.
“Un sistema migliore per un Paese più giusto”
Nel suo intervento, Occhiuto ha legato la riforma universitaria a una visione più ampia. “Costruire un sistema migliore significa costruire un Paese più giusto”, ha dichiarato. “Un Paese in cui chi studia e fa ricerca trova procedure chiare e percorsi reali, non ostacoli opachi”. La conclusione è affidata a un messaggio politico netto: “Sono convinto che un’università più forte renda l’Italia più capace di guardare al futuro”. Con questa impostazione, ha annunciato, “consegniamo oggi all’Aula questo disegno di legge”, come tassello centrale di una strategia di rilancio del sistema universitario italiano.







