Nel silenzio carico di memoria dei ruderi della chiesa di Casaglia, teatro dell’eccidio nazifascista del 1944, il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI , ha lanciato un appello che tocca le viscere della nostra coscienza. Una maratona di preghiera iniziata nel primo pomeriggio e proseguita fino a sera, durante la quale ha letto oltre 12.000 nomi di bambini vittime del conflitto a Gaza.
Un gesto che è una chiamata alla pace
Monte Sole non è solo un luogo di preghiera. È un simbolo: qui tra il 29 settembre e il 5 ottobre del 1944, 770 persone, di cui oltre 200 bambini, vennero barbaramente uccise dai nazisti. Oggi quelle rovine respirano memoria e spingono alla riflessione.
Da questo cratere di dolore, Zuppi non si limita a ricordare: interpella la comunità umana, evocando la domanda biblica “Dov’è Abele, tuo fratello? Che hai fatto?” Un richiamo forte alla responsabilità individuale e collettiva.
La cerimonia: leggere i nomi delle vittime per resistere all’indifferenza
Durante la preghiera, Zuppi ha scandito ognuno dei 12.211 nomi (12.211 palestinesi, 16 israeliani) delle giovani vittime da ottobre 2023 a oggi. E lo ha fatto senza distinzione, perché “nessuno è un numero” — afferma — ma è una vita tragicamente spezzata che pretende attenzione.
Un viaggio attraverso la disperazione e l’orrore, per scuotere le coscienze e promuovere scelte lungimiranti di pace.
La pace come impegno concreto
Questo gesto non nasce dal nulla: rientra in un percorso coerente del cardinale Zuppi, che ha sempre fatto della pace un impegno vivo e politico. Non solo preghiera, ma “pace disarmata e disarmante”, dialogo con chi sembra invincibile, e appello alla memoria storica come guida per il presente. In un mondo fatto di tragedie e conflitti, Monte Sole si staglia come luogo di profondità. La lettura dei nomi è un atto che scuote e interroga; una provocazione potente nei confronti dell’indifferenza. Zuppi si chiede: abbiamo fatto tutto ciò che potevamo per la pace? Il suo no, espresso tra le rovine, è un richiamo urgente: la pace richiede fatica, memoria, dialogo, e un impegno che non resti confinato nelle liturgie, ma si traduca in azioni concrete e coraggiose.