Amazon vuole battere moneta. Un incubo per l’euro, le banche, Visa e Mastercard

È una notizia destinata a cambiare radicalmente le regole del gioco. Amazon, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, starebbe lavorando alla creazione di una propria moneta digitale. Una stablecoin ancorata al dollaro, pensata per essere usata come strumento di pagamento all’interno della sua piattaforma globale. Una rivoluzione non solo nel modo di fare acquisti online, ma anche – e soprattutto – per l’equilibrio monetario e finanziario internazionale.

Il progetto si inserisce nel dibattito apertissimo negli Stati Uniti sulla Genius Act, proposta di legge sostenuta da Donald Trump che punta a regolamentare la creazione di criptovalute private legate al dollaro. Una volta approvata, permetterebbe a colossi come Amazon, Walmart, Expedia – e forse anche alcune compagnie aeree – di emettere direttamente la propria valuta digitale. L’impatto è enorme: significherebbe per queste aziende affrancarsi dai circuiti di pagamento tradizionali, come Visa, Mastercard e le banche, risparmiando miliardi in commissioni.

Per capire la portata dell’operazione basta pensare a cosa succede ogni volta che acquistiamo un prodotto online: Amazon deve versare una percentuale a intermediari finanziari che gestiscono il pagamento. Con una moneta proprietaria, quel passaggio sparirebbe. E la piattaforma non solo aumenterebbe i margini di guadagno, ma controllerebbe l’intera filiera: dal prodotto alla moneta con cui lo si paga.

Tutto questo, però, ha implicazioni molto più ampie. La creazione di stablecoins da parte di aziende private mette sotto scacco l’euro. Se milioni di cittadini europei iniziano a pagare in una valuta ancorata al dollaro, il potere della moneta unica si riduce. La BCE perde una parte della sua capacità di intervento, la sovranità monetaria si erode. In un colpo solo, l’economia digitale apre un fronte delicatissimo: quello della dipendenza da strumenti esterni non solo al controllo pubblico, ma addirittura sovranazionali.

Il tutto mentre gli Stati Uniti si preparano a capitalizzare sull’operazione. Ogni stablecoin circolante dovrà essere coperta da un dollaro reale, o da un titolo di stato statunitense. Risultato: maggiore richiesta di dollari, più forza per la valuta americana e un calo dei tassi d’interesse sul debito pubblico Usa. Una mossa win-win per Washington, che potrebbe così sostenere il dollaro e, allo stesso tempo, ridurre i costi della spesa pubblica.

E c’è di più: la famiglia Trump, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe già lanciato una propria moneta digitale ancorata al dollaro, l’USD1. Se confermato, si tratterebbe di un cortocircuito clamoroso tra interessi privati e potere pubblico, con il presidente che promuove leggi favorevoli a un business familiare. Un nuovo possibile caso di conflitto d’interessi, in un contesto già delicato.

Ma a prescindere da chi beneficerà direttamente dell’operazione, la direzione è chiara: il denaro come lo conosciamo sta cambiando pelle. E Amazon, ancora una volta, è in prima fila.