Armi nucleari Usa tornano in Gran Bretagna: un segnale diretto al Cremlino

Gli Stati Uniti sembrano aver riportato armi nucleari nel Regno Unito per la prima volta dal 2008, riaccendendo un’ombra che mancava da oltre quindici anni nei cieli europei. A rivelarlo è Bloomberg, che descrive un’operazione tanto silenziosa quanto eloquente: un C-17 dell’aeronautica statunitense, appartenente alla Prime Nuclear Airlift Force, ha sorvolato l’Atlantico lo scorso 16 luglio trasportando un carico che, secondo gli analisti della difesa, aveva tutta l’aria di essere materiale nucleare.

Il dettaglio che ha attirato l’attenzione degli osservatori è il transponder acceso per tutto il volo. In pratica, il velivolo ha reso pubblica la sua identità e posizione durante il tragitto. Da Kirtland, la base di Albuquerque che ospita uno dei principali depositi nucleari americani fino a Lakenheath, cittadina britannica a nord di Londra. Un gesto insolito, quasi provocatorio, che non sembra casuale: un segnale trasparente di deterrenza verso la Russia.

William Alberque, analista del think tank Pacific Forum, ha spiegato che il volo non ha sorvolato territori di altre nazioni e che questo tipo di missioni rientra nelle procedure standard della flotta nucleare americana. Eppure la scelta di renderla visibile ai radar civili e ai siti di tracciamento appare come un messaggio politico più che operativo. È come se Washington avesse voluto dire: «Siamo tornati, e non abbiamo intenzione di nasconderlo».

Le indiscrezioni trovano un riscontro nei documenti di bilancio del Dipartimento della Difesa Usa, che da alcuni anni segnalano ingenti investimenti sulla base di Lakenheath. Milioni di dollari spesi per strutture definite “di sicurezza”. Il termine burocratico con cui il Pentagono indica bunker e sistemi di protezione dedicati alle armi nucleari. In altre parole, la base britannica è stata preparata da tempo a ospitare di nuovo un arsenale strategico.

Il ritorno delle testate in Gran Bretagna si inserisce in un quadro geopolitico che non ha bisogno di grandi spiegazioni: il conflitto in Ucraina ha riportato al centro la minaccia atomica, con la Russia che continua a evocare il proprio potenziale nucleare come strumento di pressione sull’Occidente. Per la Nato, riposizionare alcune testate nel Regno Unito significa accorciare i tempi di risposta. E mostrare a Mosca che la deterrenza non è solo un concetto astratto.

La base di Lakenheath non è nuova a questo ruolo. Durante la Guerra Fredda ospitava decine di testate e rappresentava uno dei punti nevralgici del dispositivo nucleare Nato in Europa. La loro rimozione, nel 2008, aveva segnato la fine di un’epoca di tensione permanente. Ora, a distanza di meno di due decenni, la storia sembra fare un passo indietro: i missili e le bombe tornano a guardare verso Est, e lo fanno sotto gli occhi di tutti.

Per il momento, nessun funzionario del Pentagono ha confermato ufficialmente la presenza di testate a Lakenheath. Ma la combinazione di voli tracciabili, lavori di sicurezza milionari e analisi indipendenti lascia pochi dubbi sul messaggio strategico. Non è un annuncio, è un avvertimento silenzioso: gli Stati Uniti sono pronti a difendere l’Europa, mattone nucleare dopo mattone nucleare.