Benjamin Netanyahu è il primo ministro della guerra perpetua. Ha messo in piedi un regime che si è dato un solo obiettivo: cancellare il popolo palestinese, occupare sempre più vasti territori, alimentarsi di guerre e vendette.
Benjamin Netanyahu è da molti anni che condiziona Israele, da anni che governa senza limiti, da anni che sfugge ai processi per corruzione e tradimento. È un uomo spietato e abile: capace di sfuggire ad ogni accusa. Lo fa con la repressione, arrivando perfino a isolare il paese dal resto del mondo civile. Con lui, Israele può anche vincere tutte le guerre, ma si avvia tragicamente verso un baratro senza ritorno.
La sua non è una guerra di difesa, ma una guerra infinita e senza pietà. La sua è una strategia mortale che gli vale un’accusa pesantissima: il genocidio del popolo palestinese, denunciato da una commissione indipendente dell’ONU.
Genocidio è un termine devastante, una macchia indelebile sulla coscienza dell’umanità. Una macchia che pagherà il popolo israeliano e purtroppo anche gli ebrei sparsi per il mondo, del tutto estranei e innocenti a questa violenta politica del primo ministro israeliano. Ma che purtroppo sta riportando nel mondo sentimenti di odio che pensavamo fossero spenti.
Con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, Netanyahu si sente incoraggiato a spingere ancora più in là il disastro.
Forte del consenso e delle potenti armi americane non si ferma nemmeno davanti alle proteste di massa, perfino davanti alle resistenze dell’esercito. Israele è oggi un Paese in rivolta contro la follia di una guerra che sta per travolgerlo.
Netanyahu non ha ideali, non ha valori, non ha pietà: prigioniero della destra ultra conservatrice, dei partiti fondamentalisti, dei gruppi religiosi più estremisti, è chiaramente la quintessenza di un politico che sacrifica tutto sull’altare del potere e della guerra perenne.
La storia prima o poi lo giudicherà, il tribunale penale internazionale lo sta aspettando, ma il mondo civile, la politica, sono i veri sconfitti per la loro incapacità di fermare il delirio di un uomo che sta scrivendo pagine di storie col sangue degli innocenti.