Nell’Anno Santo, la Chiesa celebra figure che parlano al presente: il “santo dei millennial”, l’apostolo del Rosario e otto nuovi volti di santità. Un messaggio di speranza e concretezza per il mondo di oggi.
Un Giubileo della speranza. E della santità
Il nostro tempo, smarrito tra crisi e incertezze, ha bisogno di segni concreti. Lo ha ribadito il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi: «I santi sono uomini e donne di speranza. L’hanno vissuta nel concreto e hanno contribuito a costruire un mondo nuovo». E così, l’Anno Santo 2025, il primo del pontificato di Papa Leone XIV, diventa lo scenario di canonizzazioni che parlano direttamente al cuore delle nuove generazioni e del mondo intero. Figure che hanno saputo declinare il Vangelo nell’amicizia, nella carità, nella vita digitale e nella costruzione concreta di un futuro migliore.
Carlo Acutis: il santo dei millennial
È senza dubbio la figura che più ha colpito l’immaginario collettivo degli ultimi anni. Nato a Londra nel 1991, cresciuto a Milano, morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante, Carlo Acutis diventa ora il primo santo millennial. La sua canonizzazione, inizialmente prevista per il 27 aprile 2025 durante il Giubileo degli adolescenti, è stata rinviata dopo la morte di Papa Francesco. Sarà proclamato santo il 7 settembre, insieme a Pier Giorgio Frassati.
Carlo è il ragazzo che ha trasformato la rete in uno strumento di evangelizzazione. Creatore di siti sui miracoli eucaristici, testimone di una fede solida, concreta e profondamente ancorata all’Eucaristia. «È caro al mondo degli adolescenti», ha sottolineato il cardinale Semeraro, «ma non spetta al nostro Dicastero decidere se sarà il patrono di Internet».
Il messaggio di Carlo è limpido: “Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. Una provocazione rivolta ai giovani di oggi, spesso smarriti in un mondo fatto di apparenza.
Bartolo Longo: il santo che costruì Pompei
La sua storia sembra tratta da un romanzo. Avvocato, nato a Latiano (Brindisi), coinvolto da giovane nello spiritismo e nel mondo esoterico, trovò la conversione e dedicò la vita al Vangelo.
Costruì, mattone su mattone, il grande Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, ma soprattutto creò opere di accoglienza per orfani, vedove, poveri. Una santità concreta, fatta di preghiera e solidarietà.
Anche la sua canonizzazione, come quella del “medico dei poveri” José Gregorio Hernández, avverrà il 19 ottobre, senza bisogno di un nuovo miracolo. Come ha spiegato Semeraro, la sua fama di santità è talmente radicata nel mondo che il Papa ha concesso la canonizzazione equipollente.
Bartolo Longo è la prova vivente che si può cadere, ma anche rialzarsi. Che si può passare dalle tenebre alla luce. E che la fede, unita alle opere, può cambiare il destino non solopersonale ma di intere comunità.
Pier Giorgio Frassati: la santità dell’impegno sociale
Insieme a Carlo Acutis, sarà canonizzato il 7 settembre. Nato a Torino nel 1901, morto a soli 24 anni per una poliomielite fulminante, Frassati è il volto della santità giovanile del Novecento.
Amante della montagna, ma soprattutto innamorato dei poveri, della giustizia sociale, dell’Eucaristia. Un ragazzo che ha saputo portare il Vangelo nella vita quotidiana, nell’amicizia, nell’impegno politico e nella carità concreta.
«La sua canonizzazione, nel pieno del Giubileo, vuole essere un messaggio ai giovani», ha detto Semeraro. “La fede non è fuga dal mondo, ma è costruzione del Regno di Dio dentro il mondo”.
Gli altri nuovi santi di Papa Leone XIV
Il primo concistoro del pontificato di Leone XIV ha portato alla proclamazione di altri sei nuovi santi, oltre ad Acutis, Frassati e Longo. Tra loro spicca José Gregorio Hernández Cisneros, medico venezuelano conosciuto come il “medico dei poveri”. Uomo di scienza e di fede, morto nel 1919 investito da un’auto mentre portava medicine a un anziano.
Accanto a lui, il catechista papuano Peter To Rot, martire della Seconda Guerra Mondiale, ucciso per aver difeso il matrimonio cristiano contro l’imposizione della poligamia da parte dei giapponesi. Una santità che abbraccia tutti i continenti, che parla la lingua dell’universalità della Chiesa e della speranza senza confini.
Una Chiesa che guarda avanti
La scelta di canonizzare figure così diverse ma profondamente vicine alla vita quotidiana è chiara: il cristianesimo non è archeologia, ma vita viva. È speranza, è impegno, è costruzione concreta di un mondo più giusto.
Come ha ricordato il cardinale Semeraro: “Se Bartolo Longo ha costruito Pompei, oggi la sua eredità vive nelle case famiglia e nei centri di accoglienza. Se Carlo Acutis ha evangelizzato il web, oggi ci insegna che la rete può essere strumento di bene. E se Pier Giorgio Frassati ha unito fede, montagna e politica, il suo esempio parla ancora ai giovani che vogliono costruire un mondo più umano”.
Il Giubileo 2025 sarà davvero un tempo di grazia. E di speranza.