Corona condannato in appello per diffamazione: “Inventò un triangolo tra Icardi, Wanda Nara e Brozovic”

Fabrizio Corona

Il pezzo, privo di fondamento, raccontava un presunto tradimento tra la showgirl argentina e il calciatore croato, scatenando tensioni nello spogliatoio dell’Inter. I giudici parlano di “affermazioni diffamatorie e maliziose

La verità, prima o poi, arriva sempre. E questa volta arriva da una sentenza che conferma una condanna già scritta: Fabrizio Corona è stato riconosciuto colpevole di diffamazione ai danni di Mauro Icardi, Wanda Nara e Marcelo Brozovic. A stabilirlo è la Corte d’Appello di Milano, che ha confermato la decisione del Tribunale di primo grado e condannato l’ex re dei paparazzi a una multa di 1.500 euro, oltre al pagamento delle spese legali e a risarcimenti da 7.500 euro ciascuno per Wanda e Mauro, e 5.000 per Brozovic.

Il caso risale al febbraio del 2019, quando sul sito di Corona comparve un articolo dal titolo roboante in cui si raccontava di una presunta crisi matrimoniale tra Icardi e Wanda Nara causata da un ipotetico tradimento della showgirl con il compagno di squadra del marito, Marcelo Brozovic. Un racconto costruito su illazioni e voci non verificate, che in poche ore fece il giro dei social e delle redazioni sportive, contribuendo ad alimentare tensioni già esistenti nello spogliatoio dell’Inter.

I giudici, nel confermare la sentenza, hanno parlato di “affermazioni prive di riscontri e connotate da malizia”, sottolineando che non si trattava di diritto di cronaca, ma di una “diffusione consapevole di notizie false e lesive dell’onore e della reputazione altrui”. Una formula che fotografa bene i limiti di una comunicazione che spesso, nel tentativo di fare notizia a ogni costo, oltrepassa i confini della verità.

Il legale di Wanda Nara, l’avvocato Giuseppe Di Carlo, ha espresso piena soddisfazione per la decisione: «La Corte d’Appello ha confermato integralmente la sentenza di primo grado, riconoscendo le nostre ragioni e rafforzando la fiducia nella giustizia». Una frase semplice ma densa di significato, soprattutto per chi, come la coppia Nara-Icardi, si è trovato al centro di un ciclone mediatico costruito sul nulla.

Per Corona, invece, si tratta dell’ennesimo capitolo giudiziario di una lunga serie. La sua carriera, tra televisioni e tribunali, è da anni un alternarsi di luci e ombre, di scoop e processi. Questa volta, però, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: non tutto ciò che circola online è informazione, e il diritto di cronaca non può trasformarsi in diritto di offendere.

Nella sentenza di primo grado si leggeva già chiaramente come l’articolo fosse stato scritto “senza alcuna verifica dei fatti, con l’unico intento di suscitare clamore e attirare attenzione mediatica”. Il risultato, però, fu ben diverso: uno scontro dentro lo spogliatoio nerazzurro, un’ondata di commenti e illazioni sui social, e la reputazione di tre persone messa in discussione senza motivo.

Negli anni, Fabrizio Corona ha spesso rivendicato un ruolo di “giornalista libero” o “voce fuori dal coro”. Ma questa sentenza gli ricorda che la libertà di parola non può essere sinonimo di irresponsabilità. Raccontare la vita privata altrui senza prove, insinuando tradimenti e scandali, non è informazione: è fango travestito da scoop.

La Corte, nelle motivazioni che saranno depositate entro 60 giorni, spiegherà in dettaglio le ragioni della conferma della condanna. Ma il messaggio è già chiaro: la dignità delle persone, anche di quelle famose, non può essere sacrificata sull’altare della notorietà o della curiosità pubblica.

Per Wanda Nara, oggi impegnata tra televisione e famiglia, è una vittoria che va oltre il risarcimento economico: è il riconoscimento di un torto subito. Per Icardi, ora lontano dall’Italia, e per Brozovic, che gioca in Arabia Saudita, è la chiusura di una pagina spiacevole.

Per Corona, invece, è l’ennesimo promemoria di un confine che continua a ignorare: quello tra informare e diffamare. E chissà se questa volta la lezione servirà davvero.