Dalla bancarotta alle cripto: così Trump ha trasformato la Casa Bianca in una miniera d’oro

SCHIPHOL, NETHERLANDS – JUNE 24: U.S. President Donald Trump arrives at Amsterdam Airport Schiphol ahead of the the 2025 NATO Summit on June 24, 2025 in Schiphol, Netherlands. This year’s NATO summit, which brings together heads of state and government from across the military alliance, is being held in the Netherlands for the first time. Among other matters, members are to approve a new defense investment plan that raises the target for defense spending to 5% of GDP. (Photo by Andrew Harnik/Getty Images)

Un anno fa, Donald Trump era con l’acqua alla gola. Travolto dai processi, sommerso dai debiti, umiliato nelle aule di tribunale e incalzato dal fisco. La stampa conservatrice continuava a celebrarlo come un genio degli affari, ma i numeri raccontavano un’altra storia: i grattacieli rendevano poco, i golf club erano in perdita, i bilanci colavano a picco. Perfino la sua torre a Manhattan faticava a generare utili. Il tycoon, in pubblico, ostentava sicurezza (“Ho 300 milioni in contanti”), ma nei documenti giudiziari risultavano solo 52 milioni di ricavi l’anno. E una montagna di debiti: 355 milioni da versare allo Stato di New York per la causa sulla frode, altri 88 a Jean Carroll per diffamazione, più di 600 milioni tra avvocati e parcelle legali. A cui aggiungere almeno altri 100 milioni di dollari dovuti al fisco. Un disastro.

Poi qualcosa è cambiato. Due eventi, in particolare, hanno invertito la rotta: la candidatura alle presidenziali del 2024 e l’esplosione di un business tanto redditizio quanto opaco, quello della criptovaluta. Secondo una lunga inchiesta pubblicata dal New York Times, la combinazione tra potere politico e finanza digitale ha prodotto un effetto micidiale: il patrimonio di Trump è schizzato alle stelle, la sua influenza si è moltiplicata, e la Trump Organization è tornata al centro della scena mondiale. Ma a quale prezzo?

Appena rieletto, il tycoon ha fatto in modo che la sua famiglia cavalcasse la bolla cripto. Ha lanciato il $Trump memecoin – una moneta virtuale ispirata al suo volto e al suo slogan – che da sola ha generato 350 milioni di dollari nei primi giorni. Ha siglato un accordo col fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti: due miliardi investiti nella World Liberty Financial, società controllata dalla sua famiglia. A questi si aggiungono altri 2,5 miliardi raccolti in bitcoin. La Casa Bianca si è trasformata in una centrale di marketing: si vendono Bibbie firmate Trump, chitarre, profumi, orologi, oggetti di culto Maga. Tutto pagabile in cripto.

Il figlio Eric ha definito il 2025 come “l’anno più forte nella storia della Trump Organization”. E non è solo propaganda. Sono già in cantiere due torri a Riad, un golf resort in Qatar, progetti immobiliari in Serbia e Vietnam, e mega tornei internazionali in collaborazione con gli sceicchi arabi. Tutti affari gestiti privatamente ma agevolati dal peso della presidenza.

Ed è qui che scatta il problema: conflitto di interessi. Donald Trump è, contemporaneamente, regolatore e beneficiario del sistema. Stabilisce le linee guida per l’uso delle criptovalute a livello federale, mentre la sua famiglia ci costruisce fortune. “È un corto circuito democratico senza precedenti”, dicono gli esperti interpellati dal New York Times. Ma per ora nessuno sembra in grado di fermarlo. Ha il controllo del Congresso, della Corte Suprema e della narrativa mediatica conservatrice.

La Casa Bianca ha provato a difendersi. La portavoce Karoline Leavitt ha dichiarato che “il presidente rispetta tutte le normative sui conflitti d’interesse e agisce nell’interesse degli americani”. Ma i documenti fiscali, le operazioni offshore e le vendite record nel mondo cripto raccontano una realtà diversa: quella di un uomo che, riottenuto il potere, l’ha trasformato nel più grande business personale della sua vita.

Se fino a ieri Trump sembrava un ex miliardario in cerca di riscatto, oggi è di nuovo al vertice. Non solo della politica americana, ma di un impero economico che si espande giorno dopo giorno. Con buona pace di chi sperava che la sua parabola fosse ormai in caduta. Il tycoon non solo è tornato: adesso comanda con più potere – e più soldi – di prima.