In Italia la politica è diventata il rifugio di chi sbaglia e resta al suo posto, anche da colpevole. Mentre si puniscono i deboli, i potenti resistono incollati alla poltrona. Serve una rivoluzione morale, un terremoto.
La politica non può essere il rifugio dei furbi, degli impuniti, dei corrotti. Non può più esserlo. L’onestà, in democrazia, non è un valore accessorio: è un pre-requisito minimo, un presupposto. E invece, in Italia, chi sbaglia resta dov’è. Anche quando è colpevole, anche quando la responsabilità è evidente, addirittura con la condanna. Siamo abituati ai titoli di giornale e ai comunicati indignati, ma non più alle dimissioni. Al contrario, in molti Paesi del Nord Europa basta un errore, anche piccolo, per costringere un ministro a lasciare l’incarico: è accaduto per una videocassetta, per una cena addebitata per errore, per un biglietto del treno sbagliato. Non per ipocrisia, ma per coerenza. Perché chi rappresenta le istituzioni deve essere esempio, non eccezione.
Da noi no. Restano tutti, fino all’ultimo giorno utile, e spesso anche dopo. Intoccabili. Dal governo al parlamento e fino a regioni e comuni. Troppa corruzione. E nessuno si indigna più|.
Intanto, però, si colpiscono con durezza i più fragili. Si minaccia il carcere a chi occupa una strada perché ha perso il lavoro, ma si chiude un occhio – anzi due – su chi si arricchisce tradendo il mandato elettorale. È una forma di giustizia sbilenca, che punisce chi urla il proprio disagio e premia chi sussurra tra i salotti del potere e ruba dietro la scrivania.
Serve una rivoluzione morale, non gridata, ma concreta. Servono controlli, leggi chiare, sanzioni vere per chi fa politica con la corruzione e l’inganno. Serve che la magistratura faccia il suo lavoro con equilibrio, ma anche con coraggio, non fermandosi davanti a niente e a nessuno. E servono più mezzi, più personale, più rispetto per chi ogni giorno prova a far luce tra le ombre. Ma soprattutto serve una politica diversa, fatta di competenza, sì, ma anche di sobrietà, di esempio, di responsabilità.
Perché senza onestà, la democrazia si svuota. E il potere si allontana dal popolo che dovrebbe rappresentare.
L.F.