di Andrea Papaccio Napoletano
Con il Conclave del 7 maggio 2025 all’orizzonte, i riflettori sono puntati sui grandi favoriti – Aveline, Grech, Erdo – che catalizzano le attenzioni di analisti e media. Ma nella quiete della Cappella Sistina si muovono altre figure, meno esposte, che con la loro storia, la loro finezza spirituale e la loro influenza discreta potrebbero, sotto la guida dello Spirito Santo, giocare un ruolo decisivo. Questa rubrica è dedicata a loro: cardinali outsider, non al centro dei pronostici, ma capaci di orientare le dinamiche del Conclave o, in un disegno imprevedibile, di ascendere al Soglio di Pietro.
“Dietro le Quinte del Conclave” racconta le storie dei cardinali che, pur non dominando le speculazioni, incarnano la profondità e la varietà della Chiesa universale. Non sono i favoriti, ma la loro esperienza e la loro testimonianza possono pesare nelle Congregazioni Generali o condurli, in un momento di grazia, al vertice. In ogni appuntamento, presentiamo tre ritratti, esplorando biografie e sensibilità pastorali. Oggi parliamo di Kurt Koch, Leopoldo José Brenes Solórzano e Fernando Filoni: tre pastori che rappresentano la Chiesa europea e latinoamericana, uniti da una capacità di operare con misura e spessore.
Kurt Koch
Kurt Koch, 75 anni, presidente del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, è un cardinale svizzero che unisce rigore teologico e impegno ecumenico. Nato il 15 marzo 1950 a Emmenbrücke, Canton Lucerna, è stato ordinato sacerdote nel 1982 per la diocesi di Basilea. Formatosi in teologia a Lucerna e Monaco, ha insegnato dogmatica prima di essere nominato vescovo di Basilea nel 1995 da Giovanni Paolo II. Nel 2010, Benedetto XVI lo ha chiamato a Roma come presidente del Pontificio Consiglio (oggi Dicastero) per l’Unità dei Cristiani, creandolo cardinale.
Koch è un punto di riferimento nel dialogo con protestanti e ortodossi, affrontando questioni come la presenza eucaristica e l’unità visibile della Chiesa. In Svizzera, ha guidato una diocesi secolarizzata con equilibrio, mediando tra sensibilità diverse. Nel Conclave, la sua voce sarà quella di un europeo colto, capace di parlare ai cardinali di Curia e alle Chiese del Nord. Non è tra i favoriti, non tanto per l’età, quanto per il suo profilo di specialista ecumenico, meno associato a una leadership universale. Tuttavia, il suo peso intellettuale potrebbe orientare consensi o, in uno stallo, farlo emergere come figura di compromesso.
Leopoldo José Brenes Solórzano
Leopoldo José Brenes Solórzano, 76 anni, arcivescovo di Managua, è il volto della Chiesa nicaraguense in un contesto di tensione politica. Nato il 7 marzo 1949 a Ticuantepe, è entrato in seminario a 16 anni, studiando filosofia e teologia a Managua, in Messico e a Roma, dove ha conseguito una licenza in teologia dogmatica. Ordinato sacerdote nel 1974, è stato vescovo ausiliare di Managua (1988-1991), vescovo di Matagalpa (1991-2005) e arcivescovo di Managua dal 2005. Francesco lo ha creato cardinale nel 2014.
Brenes ha guidato la Chiesa in Nicaragua durante la crisi con il regime di Ortega, che nel 2023 ha accusato la Chiesa di crimini come il riciclaggio. Nonostante le persecuzioni, ha ordinato nuovi sacerdoti nel 2024 e ha mediato per la pace, come nel 2018, liberando manifestanti rifugiati in una chiesa. La sua pastorale è radicata nella vicinanza al popolo e nella preghiera. Nel Conclave, sarà una voce autorevole per i latinoamericani, ma non è tra i papabili di primo piano per il suo ruolo di pastore locale in un contesto di nicchia. In un Conclave che valorizzi il coraggio pastorale, però, il suo profilo potrebbe guadagnare attenzione.
Fernando Filoni
Fernando Filoni, 79 anni, gran maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, è un cardinale italiano con un’esperienza globale. Nato il 15 aprile 1946 a Manduria, Puglia, è stato ordinato sacerdote nel 1970. Dopo studi in diritto canonico e giornalismo, è entrato nella diplomazia vaticana, servendo in Sri Lanka, Iran, Brasile e Filippine. Nunzio in Iraq e Giordania (2001-2006), è rimasto a Baghdad durante la guerra, scampando a un attentato. Nunzio nelle Filippine, poi sostituto della Segreteria di Stato (2007-2011) e prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli (2011-2019), è stato creato cardinale da Benedetto XVI nel 2012.
Filoni conosce le periferie missionarie e la Curia. Sul dossier cinese, ha definito l’accordo con Pechino del 2018 “storico”, pur con sfumature critiche. La sua età avanzata lo rende un candidato meno probabile, poiché i cardinali tendono a preferire un Papa con un pontificato potenzialmente lungo. Tuttavia, la sua esperienza globale lo farà pesare come elettore, specie tra asiatici e curiali. Se lo Spirito Santo cercasse un Papa con un cuore missionario, Filoni potrebbe essere un nome, per quanto improbabile.
Tra esperienza e discrezione
Kurt Koch, Leopoldo José Brenes Solórzano e Fernando Filoni condividono una rara capacità: coniugare esperienza e discrezione, lasciando un’impronta senza cercare la scena. Koch con la sua finezza teologica, Brenes con il suo coraggio pastorale, Filoni con la sua visione missionaria. In un Conclave con 133 elettori da 70 Paesi, dove ogni voto può ribaltare i pronostici, lo Spirito Santo potrebbe guardare a chi, nell’ombra, ha servito con fedeltà. Nella prossima puntata, altri tre cardinali outsider, pronti a sorprendere.