Donald Trump dichiara guerra anche alla Coca-Cola: via il mais, torna lo zucchero di canna

Donald Trump ha un nuovo bersaglio: non è un giudice, un rivale politico o la stampa ostile. È la Coca-Cola. O meglio, la sua ricetta. Il presidente degli Stati Uniti ha annunciato via social che l’azienda avrebbe accettato di tornare a dolcificare la storica bibita con zucchero di canna al posto dello sciroppo di mais, “per renderla sana di nuovo”. «Ne ho parlato con Coca-Cola Usa e hanno accettato di farlo», ha scritto con l’entusiasmo di chi sta vincendo una battaglia personale, ma anche politica: quella lanciata dal movimento Make America Healthy Again, guidato dal discusso ministro della Sanità Robert Kennedy Jr., no vax dichiarato e attivista contro i prodotti industriali.

L’azienda non conferma il cambio di formula, e si è limitata a un commento vago e diplomatico: «Apprezziamo l’entusiasmo del presidente verso il nostro prodotto». Un entusiasmo noto da tempo, visto che Trump ha consumato litri di Diet Coke alla Casa Bianca, tanto da farsi installare un bottone nello Studio Ovale per ordinare le sue dosi quotidiane. Ma il rapporto con la Coca-Cola è tutt’altro che lineare: nel 2021 l’allora ex presidente aveva attaccato l’azienda per la sua posizione contro una legge repubblicana della Georgia – lo Stato in cui la bevanda è nata nel 1886 – accusandola di essersi schierata con i democratici. Oggi, invece, l’azienda torna utile a Trump in una nuova campagna: quella per “ripulire” i prodotti americani.

La notizia ha avuto conseguenze immediate sui mercati. Le azioni di Archer Daniels Midland e Ingredion, due giganti della trasformazione del mais in dolcificante, sono crollate rispettivamente del 6,3% e dell’8,9% nelle contrattazioni serali. Mentre quelle di Coca-Cola sono rimaste stabili. Il motivo è semplice: l’uso di sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio (HFCS) è una colonna dell’industria alimentare statunitense. La produzione è concentrata soprattutto negli Stati del Midwest – Illinois, Iowa, Nebraska – che rappresentano una roccaforte elettorale per Trump. Sostituirlo con zucchero di canna vorrebbe dire favorire gli stati del Sud, come Florida e Louisiana, dove la canna cresce. Ma dove non ce n’è abbastanza per sostenere da sola l’intera produzione. Servirebbero importazioni dall’estero. Proprio ora che Trump ha riacceso la guerra dei dazi.

John Bode, presidente della Corn Refiners Association, è stato lapidario. «Sostituire lo sciroppo di mais costerebbe migliaia di posti di lavoro, ridurrebbe il reddito agricolo e aumenterebbe le importazioni. Tutto questo senza alcun beneficio nutrizionale». Un messaggio diretto, forse anche al presidente stesso, che sembra deciso a cavalcare fino in fondo questa crociata. Come già fatto nei giorni scorsi. Quando la Casa Bianca ha annunciato che oltre il 90% delle aziende americane produttrici di gelato ha accettato di eliminare i coloranti artificiali.

Quella che Trump sta portando avanti – al fianco di Kennedy Jr. – è una campagna che unisce salute pubblica, retorica populista e calcolo politico. Il messaggio è chiaro: l’America va bonificata, anche attraverso ciò che mangia (e beve). Poco importa se le conseguenze economiche sono pesanti o se le prove scientifiche sono controverse. L’importante è parlare al cuore di un elettorato che si sente trascurato e che ora si ritrova, ancora una volta, nel suo leader.