Eric Adams si ritira a un mese dal voto: a New York è sfida tra Zorhan Mamdani e Andrew Cuomo

Zorhan Mamdani e Andrew Cuomo

Il sindaco uscente si fa da parte e lascia la corsa elettorale a cinque settimane dal voto del 4 novembre, scatenando un terremoto politico nella Grande Mela.

A cinque settimane dalle elezioni del 4 novembre, Eric Adams ha gettato la spugna. Il sindaco uscente di New York, primo afroamericano ex poliziotto alla guida della metropoli, ha annunciato il ritiro dalla corsa elettorale, provocando un vero terremoto politico in una città che non dorme mai, ma che oggi si è svegliata stordita.

La decisione, arrivata dopo giorni di indiscrezioni e smentite, riapre completamente i giochi per la poltrona di sindaco. A contendersela restano Zorhan Mamdani, 32 anni, democratico di origini ugandesi, socialista dichiarato e primo musulmano con possibilità concrete di conquistare il municipio, e Andrew Cuomo, l’ex governatore dello Stato travolto nel 2021 da accuse di molestie, poi archiviate, che ora tenta un clamoroso ritorno.

Secondo gli ultimi sondaggi, Mamdani era in netto vantaggio in una corsa a tre, ma con il passo indietro di Adams il quadro si complica: il suo vantaggio si è ridotto a pochi punti percentuali. Cuomo, forte dell’appoggio di parte dell’establishment democratico e dei sindacati dei trasporti, è tornato competitivo.

L’annuncio di Adams è stato accompagnato da parole al veleno. In un discorso trasmesso in diretta dai principali network, il sindaco uscente ha invitato gli elettori “a diffidare di chi promette rivoluzioni sociali e distruzioni dei sistemi costruiti insieme nel corso delle generazioni”. Senza nominarlo, l’affondo era chiaramente rivolto a Mamdani, il giovane astro nascente della sinistra newyorkese che propone una tassa sui grandi patrimoni, l’estensione dei diritti dei migranti e il taglio dei fondi alla polizia per reinvestirli in programmi sociali.

«Ci sono forze subdole – ha dichiarato Adams – che vogliono spingere un’agenda radicale e divisiva. Non dobbiamo distruggere ciò che abbiamo costruito, ma migliorarlo». Parole che hanno suonato come un addio amaro e un tentativo di condizionare l’esito delle urne.

Poi, un altro colpo al veleno, stavolta in direzione di Cuomo: «Ci sono politici che non ti apprezzano, che non pensano al tuo futuro ma solo al proprio tornaconto». Vecchie ruggini mai sopite tra i due, risalenti ai tempi in cui Cuomo era governatore e Adams, da senatore statale, lo accusava di usare la polizia come strumento politico.

Secondo quanto rivelato dal New York Times, il ritiro non sarebbe stato improvvisato. Nelle ultime settimane, il team di Adams avrebbe valutato varie vie d’uscita, incluso un possibile incarico all’estero. Fonti di Washington parlano di “contatti preliminari” con ambienti vicini al presidente Trump per un ruolo diplomatico in Medio Oriente, forse addirittura in Arabia Saudita, indiscrezione che il suo staff ha smentito ma che ha gettato nuove ombre sulla figura del sindaco.

A pesare sulla decisione anche i problemi giudiziari: Adams era finito sotto inchiesta per presunti finanziamenti illeciti nella campagna del 2021. L’indagine era stata archiviata, ma non senza polemiche, dopo che il sindaco aveva promesso una linea più dura sui migranti, con l’introduzione di limiti ai nuovi arrivi nei centri d’accoglienza.

Il colpo finale è arrivato con la decisione del Campaign Finance Board di New York di negargli i fondi pubblici per la campagna: “senza risorse – ha ammesso Adams – non vedevo più un percorso realistico verso la vittoria”.

Mentre la sua uscita di scena ridisegna la mappa politica della città, i due sfidanti si preparano al rush finale. Mamdani ha salutato la notizia con sobrietà: «Ringrazio il sindaco Adams per il suo servizio. Ora guardiamo avanti: New York ha bisogno di una guida coraggiosa, che metta i cittadini e non le lobby al centro delle scelte».

Cuomo, invece, ha fiutato l’occasione: «Questa città ha bisogno di esperienza, di concretezza, non di ideologia», ha dichiarato in un comizio a Brooklyn, dove ha trovato un inaspettato sostegno nel voto moderato e in parte della comunità italoamericana.

Le prossime settimane si annunciano incandescenti. La campagna di Mamdani, centrata su giustizia sociale, edilizia popolare e trasporti gratuiti per i più poveri, dovrà ora difendersi dagli attacchi di Cuomo, che lo accusa di “utopismo economico” e di “ignorare i problemi reali della sicurezza”.

Sul fondo, resta la New York di oggi: una metropoli che non ha ancora superato del tutto gli effetti della pandemia, con disuguaglianze record, violenza in aumento e un sistema di trasporti in affanno. La città che non dorme mai dovrà decidere se affidarsi all’entusiasmo idealista di un trentenne socialista o al ritorno di un veterano della politica, scottato ma non domato.

E intanto, in un silenzio quasi surreale, Eric Adams lascia la scena, consapevole di essere passato dal sogno del riscatto afroamericano all’incubo di un addio anticipato. New York volta pagina. Ma non è detto che sia pronta per quello che viene dopo.