Extra omnes: come funziona il rito che segna l’inizio del Conclave

Porta Santa a San Pietro

Due parole latine che aprono uno dei momenti più solenni della Chiesa: l’inizio delle votazioni per il nuovo Pontefice. “Extra omnes” – fuori tutti – è la formula che segna l’ingresso dei cardinali elettori nel cuore del Conclave.

Il significato della formula

L’extra omnes viene pronunciato dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, dal 2021 monsignor Diego Ravelli, per ordinare l’uscita di tutti coloro che non prendono parte all’elezione. Da quel momento, nella cappella Sistina rimangono solo i cardinali elettori, il maestro delle celebrazioni e il predicatore incaricato dell’ultima meditazione.

Il giuramento dei cardinali

Prima della chiusura, il decano del Collegio cardinalizio guida il giuramento: ogni porporato promette fedeltà assoluta alle norme, segretezza e imparzialità. Solo dopo il giuramento individuale, Ravelli pronuncia l’extra omnes. La porta della Sistina viene quindi chiusa e si entra ufficialmente nella fase di voto.

Origini medievali

La tradizione dell’extra omnes ha radici lontane. La formula risale all’epoca di Gregorio X, che nel 1274, con la costituzione apostolica Ubi Periculum, stabilì la clausura dei cardinali durante il Conclave. Una misura nata per evitare pressioni esterne e lunghi periodi di sede vacante.

Emblematico fu il caso di Viterbo, dove i cittadini, esasperati, rinchiusero i cardinali nel Palazzo dei Papi per forzare l’elezione dopo 19 mesi senza Papa. Da allora, l’extra omnes è rimasto come simbolo di isolamento, riflessione e responsabilità.