Ferrero fa colazione in America. E lo fa con i cereali più celebri del pianeta. Con un’operazione da 3,1 miliardi di dollari, il colosso di Alba ha ufficializzato l’acquisto di WK Kellogg, storico brand statunitense specializzato nei cereali da colazione. Un affare monstre che rafforza in modo deciso la presenza del gruppo italiano in Nord America, proiettandolo al centro del mercato alimentare più competitivo del mondo.
Il prezzo concordato è di 23 dollari per azione in contanti, approvato all’unanimità dal consiglio d’amministrazione di WK Kellogg. L’accordo comprende l’intera divisione cerealicola dell’azienda americana per Stati Uniti, Canada e Caraibi. Un’operazione chirurgica che permette a Ferrero di mettere in portafoglio nomi come Frosted Flakes, Special K, Rice Krispies e Fruit Loops, marchi capaci di resistere all’erosione del tempo e al cambiare delle mode, mantenendo viva una tradizione radicata nell’immaginario collettivo USA.
«Questa non è solo un’acquisizione: è un pezzo di storia che entra nella nostra casa», ha dichiarato Giovanni Ferrero, presidente esecutivo del gruppo. «Siamo orgogliosi di accogliere Kellogg nel nostro universo e di proseguire un percorso comune fondato su qualità, innovazione e passione per i consumatori».
WK Kellogg, erede diretta della mitica Kellogg Company fondata nel 1906 da Will Keith Kellogg a Battle Creek, nel Michigan, è considerata la culla della colazione industriale americana. I corn flakes, nati quasi per caso in un sanatorio come alternativa salutista, hanno fatto scuola e dettato la dieta mattutina per oltre un secolo. Ma il 2023 ha segnato un punto di svolta: la società ha deciso di separarsi in due entità distinte, lasciando a WK Kellogg il mercato dei cereali in Nord America, mentre Kellanova si è dedicata agli snack e alla distribuzione globale.
Una mossa difensiva, vista la progressiva perdita di appeal dei cereali tra i giovani consumatori e la crescita della concorrenza. Nel 2024, infatti, WK Kellogg ha registrato un fatturato di 2,71 miliardi di dollari, in calo del 2% rispetto al 2023, e un utile netto di 72 milioni di dollari, in flessione del 34,5%. Segnali chiari di una crisi d’identità da cui uscire serviva un’iniezione di visione e risorse.
Ed è qui che entra in gioco Ferrero, con la sua consueta strategia di crescita per acquisizioni mirate. In dieci anni, l’azienda piemontese ha conquistato il Nord America con operazioni di peso: Fannie May, Ferrara Candy, le attività dolciarie statunitensi di Nestlé. Ora tocca al comparto colazione, in una logica di diversificazione che punta ad abbracciare tutte le fasce di consumo quotidiano.
Il tempismo dell’annuncio non è casuale. Proprio mentre WK Kellogg pubblicava i risultati preliminari del secondo trimestre 2025, con vendite nette tra 610 e 615 milioni di dollari e un Ebitda tra 43 e 48 milioni, Ferrero è uscita allo scoperto, sancendo la propria intenzione di imprimere una svolta a una società in cerca di rilancio.
Una volta conclusa la transazione, prevista entro la fine dell’anno, le azioni di WK Kellogg saranno ritirate dal New York Stock Exchange e l’azienda diventerà una controllata di Ferrero. Un cambio di casacca che non comporterà, almeno per ora, modifiche nei siti produttivi e nelle linee distributive esistenti, ma che segna un netto cambio di strategia.
Con questa operazione, Ferrero non solo arricchisce il proprio portafoglio, ma entra in un’arena che finora aveva solo sfiorato: quella dei breakfast cereals, dominata per decenni da giganti come Kellogg’s e General Mills. Una scommessa che vale miliardi e che, se vinta, consoliderà definitivamente Ferrero tra i grandi player globali dell’alimentare, non più solo sinonimo di cioccolato, ma ormai impero multisettoriale.
E se la Nutella era il buongiorno italiano sulle tavole del mondo, ora anche il “K” di Special K potrebbe parlare con accento piemontese.