La legge “Liberi Subito” riaccende il dibattito nazionale. Coscioni: «Ora in tutte le Regioni». Gasparri attacca: «Competenza statale»
La Sardegna approva la legge regionale sul fine vita Liberi Subito, promossa dall’Associazione Luca Coscioni, diventando così la seconda Regione, dopo la Toscana, a dotarsi di una normativa che regolamenta tempi e procedure per l’accesso al suicidio medicalmente assistito.
«Siamo grati alle consigliere e ai consiglieri della Sardegna per questa legge di civiltà», hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell’associazione. «L’obiettivo è impedire che persone in condizioni di sofferenza irreversibile debbano attendere mesi o anni per vedere rispettato un diritto riconosciuto dalla Corte costituzionale».
Fine vita in Sardegna, un percorso garantito
La legge recepisce la sentenza 242/2019 della Corte costituzionale – nota come sentenza Cappato-DJ Fabo – che ha depenalizzato l’aiuto al suicidio in presenza di condizioni specifiche. Il testo prevede che ogni richiesta venga valutata entro 30 giorni da una commissione multidisciplinare e da un comitato etico, garantendo supporto medico, tecnico e farmacologico gratuito.
L’iniziativa fa parte della campagna nazionale “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Coscioni, che ha raccolto firme in numerose Regioni. Oltre alla Toscana e alla Sardegna, sono in corso iter legislativi o raccolte firme in Trentino, Umbria, Lazio, Sicilia, Liguria, Campania, Puglia e Molise.
Gasparri attacca: «Una legge-propaganda»
Dura la reazione di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, che ha definito l’approvazione sarda una «vergogna» e «una pantomima propagandistica». Secondo Gasparri, la materia del fine vita «non può essere di competenza regionale» e deve restare nelle mani del Parlamento nazionale. Ha inoltre attaccato la presidente della Regione Alessandra Todde, definendola «abusiva» e auspicando la sua decadenza.
Fine vita in Sardegna, l’appello dell’Associazione: «Estendere la legge»
L’Associazione Coscioni ribadisce che il diritto al suicidio assistito è già legale in Italia, ma che mancano regole uniformi e tempi certi per la sua applicazione. «Vogliamo garantire tutele per le persone malate e per i medici – spiega Cappato – e siamo pronti a collaborare con chiunque, anche con chi ha contrastato la legge, per potenziare le cure palliative, che non sono in contrasto con l’autodeterminazione».