Indagine sui presunti abusi contro gli attivisti italiani: ipotizzati sequestro, tortura e tentato omicidio. Il M5S chiede il riconoscimento immediato dello Stato di Palestina
La Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sui fatti legati alla Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria diretta verso Gaza intercettata e bloccata nelle scorse settimane dalla marina israeliana. L’indagine, al momento contro ignoti, ipotizza i reati di sequestro di persona, danneggiamento con rischio di naufragio, atti di tortura e tentato omicidio.
Secondo quanto riferito dall’avvocato Flavio Rossi Albertini, legale di parte civile di uno dei partecipanti, Antonio La Picciarella, l’inchiesta nasce dagli esposti presentati dai legali dei 36 attivisti italiani presenti a bordo della flottiglia. I magistrati intendono ricostruire nel dettaglio l’intero viaggio, gli assalti condotti con droni in due momenti distinti e gli eventi seguiti all’abbordaggio delle imbarcazioni da parte delle forze israeliane.
Le audizioni degli attivisti italiani si terranno nelle prossime settimane.
Flotilla, aperta l’inchiesta: le ripercussioni politiche e sindacali
La vicenda ha avuto forti ricadute politiche e sociali anche in Italia. La Commissione di garanzia sugli scioperi ha infatti annunciato l’apertura di un procedimento nei confronti delle sigle sindacali (Cgil, Usb, Cub, Sgb, Cobas, Cib Unicobas, Cobas Sardegna) che lo scorso 3 ottobre avevano proclamato uno sciopero generale per protestare contro il blocco della Flotilla da parte di Israele. Secondo il Garante, le organizzazioni non avrebbero rispettato l’obbligo di preavviso previsto dalla legge 146/90, e il richiamo all’articolo 2, comma 7 – che consente scioperi immediati in caso di minacce alla sicurezza dei lavoratori o all’ordine costituzionale – sarebbe “inconferente”.
La posizione del Movimento 5 Stelle
Sul piano politico, il Movimento 5 Stelle ha depositato in Senato una risoluzione che chiede al governo italiano di riconoscere senza indugio lo Stato di Palestina “entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa”. Il documento invita inoltre l’Italia a promuovere, in sede europea e internazionale, la cessazione immediata delle attività militari a Gaza, la protezione della popolazione civile, la liberazione dei prigionieri politici palestinesi e la creazione di corridoi umanitari permanenti, come quello di Rafah, per garantire assistenza costante alla popolazione.
“L’Italia deve sostenere ogni iniziativa per la pace, la sicurezza e il rispetto del diritto internazionale umanitario”, si legge nella risoluzione.
Il caso Righi e la polemica sulla scuola
Intanto, si accende la polemica intorno a un incontro previsto per il 24 ottobre al Liceo Righi di Roma, dal titolo “Prospettive di pace per Gaza”, con la partecipazione di alcuni attivisti della Global Sumud Flotilla. Il deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in Commissione Cultura, ha denunciato l’evento come “a senso unico”, sostenendo che “non garantisce il pluralismo e rischia di avere un valore diseducativo per studenti minorenni”. “Una scuola – ha dichiarato Sasso – non può diventare veicolo di propaganda politica unilaterale. Serve equilibrio e confronto, non indottrinamento”.
Un dossier ancora aperto
Mentre la magistratura romana raccoglie testimonianze e materiali, la vicenda della Global Sumud Flotilla continua a sollevare interrogativi sulla gestione delle operazioni israeliane, sulla tutela dei cittadini italiani coinvolti e sul ruolo del governo italiano nel mediare tra ragioni umanitarie e diplomazia internazionale. Il fascicolo aperto a Roma potrebbe rappresentare il primo passo verso un’indagine più ampia su ciò che è accaduto in mare, tra denunce di violenze e violazioni del diritto internazionale.
Un’inchiesta che, inevitabilmente, si intreccia con la più complessa partita politica e diplomatica del Medio Oriente.