Gaza, trattative in Egitto sotto pressione internazionale: Hamas chiede rilascio dei detenuti. Netanyahu: “Ue irrilevante”

Benyamin Netanyahu

Dagli ostaggi alle condizioni militari, si apre al Cairo un nuovo round negoziale tra Hamas e Israele. Sul tavolo anche la liberazione di detenuti simbolo come Marwan Barghouti. Trump: “Colloqui in corso, stanno andando bene”

Un cessate il fuoco completo e vincolante, la sospensione totale delle operazioni militari israeliane, il ritiro delle forze armate dalle aree popolate della Striscia di Gaza e il blocco quotidiano delle attività di aviazione e droni per almeno dieci ore. Queste sono le richieste che Hamas presenterà durante i colloqui in programma al Cairo, secondo quanto riferito all’emittente saudita Al-Sharq da fonti vicine al gruppo islamista.

La delegazione di Hamas spingerà affinché tali condizioni restino valide per tutta la durata delle trattative, che si prevede possano durare anche più di una settimana. Inoltre, il movimento intende ottenere garanzie internazionali sul rispetto degli accordi durante i negoziati.

Trump: “I colloqui sono iniziati, stanno andando bene”

A confermare l’avvio del nuovo round di trattative è stato lo stesso presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Lasciando la Casa Bianca, ha dichiarato: “Stanno negoziando proprio ora, mentre parliamo. Dureranno un paio di giorni. Ho sentito dire che sta andando molto bene”. Parole che lasciano intendere un cauto ottimismo da parte americana, ma che si scontrano con la realtà ancora fluida e incerta sul terreno.

Gaza, il nodo ostaggi: la lista “impossibile” di Hamas

Uno dei punti più delicati è quello del rilascio degli ostaggi. Secondo Channel 12, Hamas non si limiterà a chiedere la liberazione di donne, anziani o detenuti amministrativi, ma punterà a ottenere la scarcerazione di figure di primo piano condannate all’ergastolo da Israele.

Tra questi, Marwan Barghouti (Fatah Tanzim), Ahmad Sa’adat (Fronte Popolare), Ibrahim Hamed, Abbas al-Sayed e Hassan Salameh, tutti responsabili di attacchi letali durante la Seconda Intifada. La richiesta è destinata a incontrare un muro da parte israeliana: in tutti gli accordi precedenti questi nomi erano stati esclusi.

In parallelo, Hamas insisterà sul rilascio dei prigionieri in base a criteri di anzianità e data di arresto, una formula che appare più praticabile, ma che comunque richiede un compromesso politico delicato.

Le smentite e le pressioni interne a Israele

Nel frattempo, emergono versioni contrastanti. Dopo che al-Arabiya aveva parlato del recupero dei corpi degli ostaggi da parte di Hamas e di un impegno a consegnare le armi sotto supervisione internazionale, i media affiliati al gruppo islamista hanno smentito categoricamente. “Notizie false”, si legge in un comunicato di Hamas, rilanciato dalla radio Al-Aqsa.

A complicare ulteriormente lo scenario, interviene anche la pressione politica interna in Israele. I ministri ultranazionalisti Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich hanno incontrato Netanyahu chiedendo “garanzie” che, in assenza di disarmo totale da parte di Hamas, il conflitto riprenda senza indugi. Una linea rossa che potrebbe vanificare ogni tentativo di accordo.

Gaza, l’ANP: riforme e costituzione provvisoria

Parallelamente, Hamas starebbe negoziando anche con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), nel tentativo di definire una governance condivisa per la Striscia di Gaza nel cosiddetto “giorno dopo”.

Mahmoud Abbas, secondo fonti israeliane, avrebbe promesso una riforma interna dell’ANP, con l’introduzione di una costituzione provvisoria entro tre mesi e elezioni in un anno. Tuttavia, la partecipazione di Hamas sarebbe subordinata al riconoscimento del diritto di Israele a esistere, un punto che continua a rappresentare uno dei principali ostacoli.

Netanyahu attacca l’Europa: “Siete irrilevanti”

Nel pieno dei negoziati, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rilasciato dichiarazioni polemiche contro l’Unione Europea. Intervistato da Euronews, ha affermato che “l’Europa è diventata sostanzialmente irrilevante” nei negoziati, accusandola di “aver ceduto al terrorismo palestinese” e alle “minoranze islamiche radicali interne”, in riferimento ai Paesi che hanno riconosciuto lo Stato palestinese.

Gaza, un equilibrio precario

I prossimi giorni si preannunciano cruciali. Hamas punta al ritiro delle truppe, alla sospensione dei raid e al rilascio di figure simboliche. Israele, stretto tra pressioni interne e diffidenze storiche, mostra cautela. Sullo sfondo, gli Stati Uniti provano a riattivare una trattativa multilaterale che potrebbe definire – o far naufragare – le condizioni per un futuro diverso nella Striscia di Gaza. Ma la distanza tra le parti, almeno per ora, resta enorme.