«Non esiste difetto che, alla lunga, in una società corrotta, non diventi pregio, né vizio che la convenzione non riesca a elevare a virtù», scriveva Corrado Alvaro. La corruzione è in mezzo a noi. È diventata quasi normalità: in tanti la praticano e in tanti l’accettano per risolvere problemi, per un concorso, per un appalto, per affari. L’ultimo caso è accaduto ieri a Roma: un noto e apprezzato primario è stato arrestato mentre intascava una tangente da 3 mila euro.
La sanità pubblica è il settore preferito, quello più colpito dagli scandali per corruzione. Una storia lunga e vergognosa. Non è un’eccezione: lo scandalo di ieri è la fotografia perfetta dell’Italia di oggi, di ieri e dell’altro ieri. Il fatto che sia scoppiato alla vigilia della Giornata internazionale contro la corruzione è una coincidenza che suona come una beffa. Una provocazione.
Volendo partire dai tempi più recenti, dal 1990 a oggi la storia del nostro Paese racconta una scia ininterrotta di scandali: Tangentopoli, che travolse un’intera classe dirigente e provocò la fine della Prima Repubblica; Calciopoli, che smascherò il sistema delle pressioni sugli arbitri; Expo 2015, con appalti truccati e manager pubblici corrotti; Mafia Capitale, che accese i riflettori su una Roma trasformata in un bancomat criminale; gli scandali infiniti che caratterizzarono la lunga stagione politica di Berlusconi; fino al cuore della corruzione nella sanità calabrese, tra ASL nel caos, appalti in mano ai banditi della politica di ogni colore. E fino alle inchieste più recenti, ancora tutte da chiarire, che hanno coinvolto direttamente il presidente della Regione con i suoi uomini più fidati, il cuore del potere regionale.
Un elenco che non è memoria storica: è cronaca quotidiana. E che in Calabria ha visto coinvolti quasi tutti i governi regionali. Tanti i flop nelle inchieste, ma anche tanto marciume venuto a galla: presidenti e assessori regionali finiti in carcere, uomini delle istituzioni, parlamentari ed ex parlamentari al centro di scandali che hanno scosso l’opinione pubblica.
Il conto è spaventoso. La corruzione costa all’economia dei Paesi europei oltre 900 miliardi di euro l’anno. I dati che riguardano il nostro Paese sono impressionanti: oltre 237 miliardi di euro, pari al 13% del PIL. Sono dati emersi da una recente ricerca internazionale condotta dal centro Rand.
La corruzione coinvolge ampi settori della Pubblica amministrazione: è una tassa occulta che pagano famiglie, imprese, territori. Un furto sistematico del nostro futuro. Perché i miliardi persi in tangenti e affini significano scuole, ospedali, strade che non si costruiscono o che restano incompiute. Significa giovani che emigrano, servizi che peggiorano, fiducia che viene meno.
Il confronto con l’estero è impietoso. In Francia l’ex potente presidente Sarkozy affronta il carcere per associazione a delinquere e finanziamenti illeciti. In Italia, invece, una vasta corruzione invade le istituzioni: ministri e parlamentari in carica restano incollati alle poltrone nonostante pesanti inchieste. Ex ministri ed ex sindaci collezionano indagini, processi, accuse, talvolta carcere, ma anche tante prescrizioni e pene ridotte. Per molti l’impunità non è un incidente: è diventata una regola non scritta. Anche grazie a processi troppo lenti, tribunali senza uomini e mezzi, studi legali super organizzati per salvare gli indagati.
E poi c’è il Sud. E c’è la Calabria, dove le ferite della corruzione sono ormai una regola. Qui la mazzetta non è solo crimine: è troppo spesso metodo di governo pubblico, è il potere stesso che si riproduce e si alimenta, è un’economia malata che soffoca quella sana. Ogni inchiesta su sanità, fondi europei, appalti pubblici è una coltellata a una terra già stremata. È uno scandalo che coinvolge gran parte del sistema. E ogni rinvio, ogni silenzio, ogni “vedremo” diventa complicità. Proprio nel momento in cui ci sarebbe bisogno di certezze. Anche per colpire i criminali della corruzione e dare luce agli onesti che pure ci sono e pagano indirettamente un prezzo altissimo.
La corruzione in Italia è diventata un vizio nazionale. È un vero e proprio tradimento verso chi paga le tasse, chi lavora onestamente, chi aspetta mesi per una visita medica, chi ha partecipato a un concorso credendo fosse pulito.
Oggi, Giornata internazionale contro la corruzione, si celebrano convegni, tante belle dichiarazioni, tantissimi post indignati. Domani tutto continuerà come prima.
LaC sta conducendo da tempo una puntuale e insistente battaglia contro ogni forma di corruzione, illegalità e scempio dell’onestà, attirandosi forti antipatie e qualche sottintesa minaccia da parte di quanti avrebbero desiderato che tutto passasse in sordina.
Ma aveva ragione ancora una volta Alvaro: «La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile». E questo nessuno può accettarlo.







