Giubileo 2025: con attese alte le presenze reali sono molto più sobrie

Colosseo

Quando si è cominciato a parlare del Giubileo 2025, le previsioni erano da record: oltre 35 milioni di pellegrini stimati in dodici mesi, picchi primaverili ed estivi, un flusso costante di turisti religiosi, culturali e curiosi da ogni parte del mondo. Roma si è attrezzata come forse mai prima: cantieri, restauri, nuove vie pedonali, sistemi di sicurezza potenziati, piani di mobilità straordinari, un’accoglienza diffusa e grandi aspettative economiche. Alberghi e ristoranti si sono preparati al pienone. Eppure, nei primi sei mesi dell’anno, la realtà restituisce una fotografia più sobria e sfumata.

I dati: un flusso regolare, ma sotto le aspettative

Dati ufficiali – primo trimestre 2025

1. Riduzione di arrivi e presenze turistiche
Rispetto al primo trimestre 2024, gli arrivi turistici complessivi calano dell’1,1%, mentre le presenze registrano un –0,4%. Il calo è imputabile soprattutto al turismo domestico (–2,2% arrivi, –1,4% presenze), mentre il turismo straniero mostra una lieve tenuta (+0,2% arrivi, +0,6% presenze).

2. Marzo “attenuato”
Un dato particolarmente critico emerge da marzo 2025, mese chiave per il Giubileo, che ha registrato un calo del –5,3% negli arrivi e –3,8% nelle presenze rispetto a marzo 2024. Il motivo principale è lo spostamento della Pasqua ad aprile, che ha spostato in avanti i flussi principali.

Alloggi, affitti brevi e ospitalità


L’occupazione alberghiera è in leggera flessione (–1,8% presenze). Gli affitti brevi sono cresciuti in termini di offerta, con circa 10.000 unità presenti sul mercato, ma con un’occupazione scesa dal 78% al 70%. L’aumento dell’offerta ha saturato il mercato, portando a un eccesso di capacità che ha inciso negativamente sui margini e sui rendimenti.

Traffico aeroportuale


L’aeroporto di Fiumicino ha registrato un +8,5% di passeggeri tra gennaio e aprile 2025 rispetto allo stesso periodo del 2024. Tuttavia, questo incremento non si è tradotto in un aumento proporzionale di turisti in città, indicando la presenza di flussi indiretti, scali, viaggi d’affari o turismo verso altre regioni d’Italia.

I dati ufficiali offrono anche una serie di spunti di riflessione che aiutano a comprendere meglio le dinamiche di questa fase iniziale del Giubileo. In primo luogo, si conferma il turismo straniero come vero e proprio zoccolo duro: se il turismo domestico ha mostrato una flessione significativa, quello internazionale ha registrato una lieve ma costante crescita. Questo dimostra che Roma mantiene un forte appeal sul mercato globale, mentre fatica a convincere i viaggiatori italiani, forse più influenzati dalle condizioni economiche o meno attratti dalla dimensione spirituale dell’evento.

Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda l’incidenza del calendario liturgico: lo spostamento della Pasqua ad aprile ha svuotato il mese di marzo, tradizionalmente un periodo centrale per il turismo religioso. Questa anomalia dovrebbe spingere le istituzioni a considerare in modo più analitico l’effetto delle festività mobili nella pianificazione giubilare, per evitare stime eccessivamente ottimistiche in mesi meno significativi dal punto di vista liturgico.

C’è poi il tema della cosiddetta elasticità negativa dei prezzi. L’aumento dell’offerta ricettiva, in particolare di affitti brevi, ha superato la domanda effettiva, generando un eccesso di disponibilità e, paradossalmente, abbassando i prezzi medi e i margini di profitto. Questo effetto controintuitivo suggerisce la necessità di politiche più prudenti nella gestione degli investimenti immobiliari. Infine, si segnala un evidente scollamento tra il dato positivo del traffico aereo, in crescita dell’8,5%, e gli arrivi effettivi a Roma, un segnale che molti passeggeri stanno scegliendo la Capitale solo come scalo o per viaggi non legati al Giubileo. Anche le stime iniziali, che parlavano di oltre 35 milioni di presenze, si stanno scontrando con una realtà ben più sobria: il +0,6% di presenze straniere rilevato dall’Istat indica una fase di assestamento più che di espansione.

Il racconto dal territorio: tra preparazione e disillusione

Il termometro reale, però, non sono solo i dati, ma le voci di chi vive di turismo. Albergatori, ristoratori, proprietari di case vacanza, tassisti e commercianti raccontano un’attesa mancata, un entusiasmo svanito lentamente.

“Ci aspettavamo un’esplosione. Avevamo ampliato i servizi, ristrutturato alcune camere, aumentato i turni pensando ci sarebbe stata la fila fuori dalla porta. Invece è un flusso contenuto: più costi, meno guadagni. Forse abbiamo confuso Giubileo con Giubilo.”

“Il centro è vivo, ma non congestionato. I turisti ci sono, ma non in massa. E non spendono come ci aspettavamo. Abbiamo fatto menù a tema, promozioni, eventi… ma nulla che faccia davvero la differenza. È come un Natale senza regali.”

“Avevo raddoppiato gli appartamenti in affitto convinto che avrei avuto il doppio delle prenotazioni. Invece sono al 50%. Tutti parlavano di milioni, ma i numeri veri sembrano quelli di un anno normale. Se va bene.”

“Si è parlato di un’affluenza storica. Io vedo più lavori stradali che turisti. Chi arriva spesso cammina, non prende il taxi. Ci hanno detto che dovevamo essere pronti, ma forse ci hanno fatto preparare troppo.”

“Il turismo religioso è molto circoscritto. Ci sono giornate di pienone, ma poi tornano settimane tranquille. Il nuovo Papa, americano, ha attratto pellegrini dagli Stati Uniti, ma non si tratta di un’ondata costante.”

Molti segnalano inoltre un clima generale di incertezza, con prenotazioni last minute, alta sensibilità ai costi e comportamenti prudenti. Il turista medio non è solo un pellegrino, ma un visitatore consapevole, attento alle spese e meno disposto a lasciarsi trascinare da eventi percepiti come istituzionali o lontani dalla propria esperienza spirituale.

Perché l’ondata non è arrivata?

Le cause del mancato boom sono molteplici e si intrecciano fra loro:

  • Il turismo religioso si è evoluto: è meno di massa, più tematico e legato a esperienze individuali. I grandi raduni funzionano, ma non si traducono in soggiorni lunghi o spese significative.
  • L’ampliamento dell’offerta ricettiva ha saturato il mercato: l’illusione di un’occasione irripetibile ha spinto in molti a investire in nuove strutture, creando un eccesso che oggi genera concorrenza e abbassa i ricavi.
  • La comunicazione istituzionale ha alimentato aspettative altissime, ma non ha saputo costruire un’immagine del Giubileo capace di attrarre davvero il mondo. Poca promozione mirata, assenza di campagne emozionali forti, nessuna narrazione condivisa.
  • Le tensioni geopolitiche, unite all’inflazione globale, hanno ridotto i viaggi intercontinentali: Asia, America Latina, parte dell’Africa e alcune regioni europee hanno inviato meno turisti del previsto.
  • L’Italia, nonostante gli sforzi locali, resta una meta percepita come costosa, specialmente per i gruppi religiosi organizzati. Alloggi economici, trasporti efficienti e percorsi spirituali accessibili rimangono carenti.
  • La digitalizzazione ha reso fruibili molti eventi a distanza: messe, incontri papali, celebrazioni religiose vengono seguite online, diminuendo l’urgenza del viaggio fisico.
  • Infine, manca un effetto moltiplicatore sociale: rispetto al 2000, la partecipazione parrocchiale è più debole, la spinta delle diocesi minore, l’elemento simbolico meno incisivo. Si percepisce un Giubileo più “da istituzioni” che “dal basso”.

Uno scenario in bilico

Roma sta attraversando un anno giubilare che, finora, si rivela ordinario nei numeri ma strategico nelle potenzialità. Le criticità emerse offrono spunti concreti per affinare la gestione del turismo:

  • Puntare sul turismo internazionale consolidato, più stabile, sensibile all’offerta di qualità e meno esposto alle fluttuazioni interne;
  • Evitare la sovracapacità, calibrando con attenzione l’equilibrio tra domanda reale e nuove aperture di strutture ricettive;
  • Sfruttare i momenti forti del calendario liturgico (Pasqua, eventi papali, giubilei settoriali) con strategie promozionali mirate e pricing dinamico;
  • Integrare i dati del traffico aereo con gli arrivi reali, per migliorare la pianificazione e valutare con maggiore precisione l’efficacia delle campagne promozionali;
  • Comunicare meno promesse, più esperienze: raccontare Roma attraverso ciò che realmente offre ai visitatori in termini spirituali, culturali e urbani, più che vendere numeri ipotetici.

Roma è viva, e il Giubileo è in corso. Le celebrazioni avvengono, i flussi ci sono, i servizi funzionano. Ma il salto che doveva rivoluzionare l’anno, e forse l’intero sistema turistico cittadino, non si è ancora compiuto.

Il prossimo semestre, tra estate e autunno, sarà decisivo. Se gli eventi più attesi non porteranno l’effetto sperato, il rischio è che il Giubileo 2025 venga ricordato come un’occasione importante ma sottotono, vissuta con ordine più che con emozione.

Per questo oggi più che mai la politica, locale e nazionale, deve riflettere. Perché il turismo non può più affidarsi solo ai grandi eventi. Serve una strategia di lungo periodo, che coinvolga comunità, infrastrutture, cultura e promozione autentica. Non bastano previsioni su carta: serve un racconto credibile e una progettazione che parta dal reale.

Il mondo cambia, e Roma, città eterna, dovrà cambiare con lui. Anche nei Giubilei.

di Luca Falbo