Greta è scomoda perché è coerente. E la coerenza, oggi, fa paura.

Greta Thumberg

Aveva appena 15 anni quando, sola e determinata, si sedette davanti al Parlamento svedese con un cartello scarno: “Skolstrejk för klimatet” – sciopero scolastico per il clima. Era l’agosto 2018. Nessuna troupe televisiva, nessuna organizzazione alle spalle, solo una ragazzina con lo sguardo fisso e le idee chiare: il pianeta stava bruciando, e nessun adulto sembrava davvero preoccuparsene.

Greta Thunberg oggi ha 22 anni. In mezzo, sei anni di attacchi, caricature, minacce, eppure anche sei anni in cui ha messo in movimento milioni di giovani in tutto il mondo. Nonostante questo, in tanti – troppi – continuano a prenderla in giro, a sminuirla, a infangarla con fake news, come se fosse più facile ridicolizzare una giovane donna coraggiosa che affrontare le sue domande.

Greta non ha mai usato mezzi termini. Ai leader del mondo, ha detto: “Come osate?” Li ha accusati di parole vuote, di promesse mancate, di giocare col futuro dei giovani per il profitto immediato. In un sistema dove anche la comunicazione è anestetizzata, dove ogni parola è filtrata dalla prudenza diplomatica o dallo storytelling, lei ha scelto la verità nuda. Ha disturbato, certo. Ma non è questo, in fondo, il compito di chi fa attivismo?

È facile oggi, dietro uno schermo, ridere o deridere. Ma chi, a 22 anni, ha mai affrontato l’ONU, la COP, il World Economic Forum, la polizia, le prigioni? Chi ha rischiato la propria reputazione e sicurezza per dare voce a una generazione che non ha ancora potere ma già subisce le conseguenze della crisi climatica?

Negli ultimi giorni, Greta è tornata a far parlare di sé. Non per un discorso, ma per un gesto. È stata arrestata in acque internazionali durante un’azione di protesta  contro la distruzione della Striscia di Gaza, accompagnando attivisti e operatori umanitari verso un territorio assediato per portare aiuti umanitari. In un mondo che applaude chi protesta da lontano ma condanna chi agisce sul campo, Greta ha scelto di esserci davvero.

Flotilla per Gaza, Israele rimpatria Greta Thunberg,

Nel silenzio generale dei grandi media, troppo presi da narrazioni comode, questa notizia è passata in secondo piano. Le tv di Stato erano prese da ben altro. Eppure dovrebbe far riflettere: dove sono oggi quei “difensori della libertà” che parlano tanto di diritti, ma tacciono quando a essere arrestata è una ragazza che lotta per gli altri?

Chi la insulta spesso lo fa per partito preso. Perché è giovane, perché è donna, perché è affetta da sindrome di Asperger, e non lo ha mai nascosto, anzi lo ha rivendicato. Greta è diventata il bersaglio perfetto: troppo diretta per essere ignorata, troppo limpida per essere manipolata. In un mondo dove tutto è compromesso, Greta è scomoda perché è coerente. E la coerenza, oggi, fa paura.

Le accuse che le rivolgono – “è manipolata”, “non capisce niente”, “è solo una influencer” – dicono più di chi le pronuncia che non di lei. Greta ha viaggiato in barca a vela per ridurre le emissioni, ha rifiutato sponsorizzazioni milionarie, ha scelto la radicalità dei fatti invece del comfort delle parole.

Chiunque abbia un figlio di 22 anni dovrebbe chiedersi: cosa farei se fosse mio figlio ad affrontare i potenti del mondo? Lo proteggerei o lo ridicolizzerei? Greta si muove in nome di qualcosa molto grande: la sopravvivenza del pianeta, la giustizia intergenerazionale, la responsabilità morale verso chi verrà dopo.

In un’epoca di cinismo e rassegnazione, lei rappresenta una delle poche voci che non ha ceduto. Non cerca like, cerca ascolto. Non vuole follower, ma consapevolezza. Non parla per farsi amare, ma per farsi capire.

Greta Thunberg non è una santa né una guru. È una giovane donna che ha osato prendere la parola dove molti adulti si sono zittiti. È una persona che ha scelto di non aspettare il permesso per agire. Che si sia d’accordo con lei o meno, una cosa è certa: ha fatto molto più lei, in sei anni, che la maggior parte dei suoi detrattori in una vita intera.

E se ci infastidisce tanto, forse è perché ci obbliga a guardarci allo specchio. E quel riflesso, spesso, ci dice una verità che non vogliamo sentire. 

di Francesco Graziano