Hamas fa telefonare i rapiti ancora a Gaza alle famiglie prima della loro liberazione

Conflitto israelo – palestinese: Tel Aviv, un’attesa piena di lacrime e grande emozione per il rilascio degli ostaggi israeliani da parte di Hamas

A Tel Aviv, in Piazza degli ostaggi sul grande schermo è stata proiettata la telefonata di Matan Tsengauker, ancora detenuto a Gaza, con sua madre Einav, da due anni impegnata instancabilmente per la sua liberazione.

La chiamata è stata possibile grazie a una decisione di Hamas, che ha permesso ad alcuni ostaggi di parlare con le proprie famiglie prima della loro liberazione. “Matan, stai tornando a casa. State tutti tornando a casa. Grazie a Dio la guerra è finita. Stai tornando a casa. La mia vita ti aspetta”, ha detto con la voce rotta dall’emozione la madre Einav.

Non è stato un caso isolato. Diversi familiari hanno ricevuto videochiamate inaspettate dai propri cari ancora prigionieri. Silvia Cunio ha potuto vedere e parlare con i figli David e Ariel Cuneo, mentre la famiglia Cohen ha sentito per pochi istanti la voce del soldato rapito Nimrod Cohen.

Silvia ha raccontato la sua esperienza a Keshet News: “Stanno bene. All’inizio ho pianto perché non riconoscevo il numero, ma stanno bene. Hanno chiamato la loro madre! Che emozione, Dio. Non ci posso credere, non ci posso credere, wow, David sta piangendo e Ariel è con lui. Non ci posso credere.”

Anche Yotam Cohen, fratello di Nimrod, ha descritto il momento della chiamata come un attimo di rinascita: “Che uomo, è sopravvissuto a due anni di prigione e tra un secondo tornerà a casa. Forza! Per la prima volta da tanto tempo, le cose vanno bene. Abbiamo visto Nimrod, più bello che mai. È stata una conversazione di pochi secondi e lui ha detto che stava bene e che ci voleva bene. Volevamo solo vederlo e tra un attimo lo avremmo abbracciato. Abbiamo trattenuto il respiro e poi lui ci ha chiamato, per la prima volta siamo riusciti a respirare.”

Le chiamate dalle prigioni di Gaza rappresentano un fragile spiraglio di speranza in una vicenda lunga e dolorosa. Mentre il ritorno degli ostaggi sembra ormai vicino, per molte famiglie israeliane il sogno del ricongiungimento sembra finalmente prendere forma.