Il capo negoziatore di Hamas ha dichiarato che il gruppo ha bisogno di “garanzie reali per una pace duratura” come condizione per accettare un accordo che preveda il ritorno in Israele dei 48 ostaggi ancora detenuti nella Striscia di Gaza.
Le sue parole arrivano mentre i colloqui indiretti tra Israele e Hamas per attuare la prima fase del piano di pace del presidente americano Donald Trump entrano nel terzo giorno di negoziati a Sharm el-Sheikh, in Egitto.
Le parole del capo negoziatore di Hamas
Il funzionario, identificato come Khalil al-Hayya, ha affermato che il movimento islamico “non firmerà alcun accordo senza garanzie concrete” che assicurino un cessate il fuoco stabile e una ricostruzione sostenibile di Gaza.
Le sue dichiarazioni segnano la prima apparizione pubblica dopo l’attacco israeliano a Doha, in Qatar, avvenuto lo scorso mese, in cui hanno perso la vita sei persone, tra cui suo figlio e un suo stretto collaboratore.
“Non possiamo accettare una tregua temporanea che venga violata dopo pochi giorni. Servono impegni internazionali chiari, verificabili e vincolanti”, avrebbe affermato al-Hayya ai mediatori egiziani, sottolineando che Hamas è disposto a collaborare solo nell’ambito di “un processo che garantisca sicurezza e dignità per il popolo palestinese”.
I negoziati a Sharm el-Sheikh
Secondo fonti diplomatiche, le delegazioni di Hamas, Israele, Egitto e Stati Uniti stanno lavorando a soluzioni pratiche per l’implementazione della prima fase del piano di pace, che include il rilascio simultaneo di ostaggi e prigionieri palestinesi e la parziale ridistribuzione delle truppe israeliane lontano dai quartieri residenziali della Striscia.
Il ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty ha confermato che le trattative stanno progredendo: “A Sharm el-Sheikh, città della pace, sono in corso negoziati tra le parti israeliana e palestinese per lavorare su un’intesa sulla prima fase di questo accordo. Stiamo lavorando alla liberazione degli ostaggi e di un certo numero di prigionieri palestinesi, oltre che alla redistribuzione delle forze israeliane per preparare il terreno alla stabilità.”
Il piano di Trump
La prima fase del piano di pace proposto da Donald Trump prevede un cessate il fuoco a lungo termine, la liberazione di tutti gli ostaggi, il ritiro graduale delle truppe israeliane e l’istituzione di un comitato di supervisione internazionale con la partecipazione di Egitto, Stati Uniti, Giordania e Autorità Palestinese.
Il clima, riferiscono fonti del Cairo, rimane “teso ma costruttivo”, con la consapevolezza che ogni passo avanti nei negoziati potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase politica per Gaza e per tutto il Medio Oriente.