Il caso Cipriani agita il Conclave: accuse, sanzioni e tensione in Vaticano

Il Feretro di Papa Bergoglio nella Basilica di San Pietro

di Andrea Papaccio Napoletano

La presenza a Roma del cardinale peruviano Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo emerito di Lima, sta suscitando non poco scompiglio tra i porporati riuniti in vista del prossimo Conclave. Già al centro di gravi accuse di abusi risalenti agli anni ’80 e destinatario di misure restrittive imposte da Papa Francesco nel 2019, Cipriani si è presentato in Vaticano indossando la veste cardinalizia, in aperta violazione delle disposizioni papali. Un gesto eclatante, che ha colto molti di sorpresa e che in America Latina ha provocato forti reazioni.

Le misure imposte dal Papa e l’affronto

Nel dicembre 2019, in seguito alla denuncia per abusi sessuali presentata alla Santa Sede l’anno precedente, Papa Francesco aveva imposto al cardinale una serie di limitazioni: divieto di rientro in Perù senza autorizzazione, proibizione di parlare pubblicamente, di indossare le insegne cardinalizie e di partecipare a un eventuale Conclave. Queste sanzioni, comunicate oralmente dal nunzio apostolico, non sono mai state rese pubbliche in forma ufficiale, ma erano note nei palazzi vaticani.

Va precisato, però, che Cipriani ha oggi 81 anni e, secondo la normativa vigente, non avrebbe comunque diritto di voto in Conclave, riservato ai cardinali che non abbiano ancora compiuto 80 anni al momento della sede vacante.

Nonostante ciò, nei giorni scorsi Cipriani è comparso a Roma, prendendo parte alle congregazioni generali e indossando la porpora. Un gesto che, sebbene non sia stato affrontato apertamente nell’Aula del Sinodo, non è passato inosservato. Alla domanda dei giornalisti, il portavoce vaticano Matteo Bruni si è limitato a un laconico: “Il caso è noto”.

La versione del cardinale

Interpellato dalla stampa dopo un’inchiesta pubblicata da El País, il cardinale ha respinto con decisione ogni accusa, definendola “falsa e infondata”. Ha aggiunto di non essere mai stato formalmente informato della denuncia e di non aver mai affrontato un processo. Cipriani ha anche riferito di aver incontrato Papa Francesco nel febbraio 2020, un colloquio durante il quale – a suo dire – gli sarebbe stato concesso di riprendere le attività pastorali.

Nel frattempo, ha vissuto a Roma, collaborando con il Dicastero per le Cause dei Santi, prima di trasferirsi a Madrid per il pensionamento. Il silenzio mantenuto fino ad ora, spiega, era legato al rispetto delle direttive ricevute, ma ora si dice costretto a reagire per difendersi da quella che definisce una “campagna diffamatoria”.

Una presenza ingombrante

Il ritorno sulla scena pubblica del cardinale Cipriani rappresenta un grattacapo per la Santa Sede. In un momento già teso, alla vigilia dell’elezione del nuovo Pontefice, la sua comparsa mina la credibilità del sistema sanzionatorio interno e mette in discussione l’efficacia delle misure disciplinari adottate dal Papa. In particolare, la totale assenza di una presa di posizione ufficiale rischia di essere letta come una forma di acquiescenza. E se la questione continua a non essere affrontata apertamente nei lavori preparatori del Conclave, non è detto che non pesi nelle riflessioni dei cardinali elettori.

Uno scenario delicato

La gestione del “caso Cipriani” rischia di diventare un banco di prova per la trasparenza e l’autorità della Chiesa in materia di abusi. Non è solo la figura del cardinale ad essere in discussione, ma l’intero impianto di credibilità ecclesiastica. In America Latina, dove la vicenda è seguita con particolare attenzione, il malcontento è palpabile. Se e come il Vaticano sceglierà di intervenire resta da vedere. Intanto, la sola presenza del cardinale a Roma ha già avuto un impatto significativo, contribuendo ad alimentare un clima di incertezza e nervosismo nei giorni che precedono il Conclave.