Il mondo della politica ricorda la strage di Capaci

Capaci – murales “No Mafia”

Il mondo della politica e l’Italia intera ricordano la strage di Capaci. Ma più che un ricordo, è un’esigenza morale: riaffermare il rifiuto della mafia, difendere la legalità come fondamento di convivenza civile, dare continuità a una lotta che, pur avendo cambiato volto, non ha mai cessato di essere urgente.

“La mafia, come ogni fatto umano, ha avuto un inizio ed avrà anche una fine”, ripeteva Giovanni Falcone. Parole che oggi tornano con forza, rilanciate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che richiama alla responsabilità di tutti: “La mafia ha subìto colpi pesantissimi, ma all’opera di sradicamento va data continuità, cogliendo le sue trasformazioni […] dove l’impegno civico cede il passo all’indifferenza”.
Il Capo dello Stato invita a “tenere sempre alta la vigilanza, coinvolgendo le nuove generazioni nella responsabilità di costruire un futuro libero da costrizioni criminali”.

Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Mattarella sottolinea che l’attacco di Capaci e quello successivo in via D’Amelio rappresentano “una ferita tra le più profonde della nostra storia repubblicana”. Ma anche la scintilla di una riscossa: “Quelle tragedie generarono una riscossa della società e delle istituzioni”, fino a colpire i vertici di Cosa Nostra.

Nel giorno della Giornata della Legalità, anche il governo ha ribadito il suo impegno. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricordato su X le vittime e ha citato Falcone: “Gli uomini passano, le idee restano”. Ha poi aggiunto: “Il governo è e sarà sempre in prima linea nella lotta contro ogni forma di criminalità. Senza tregua, senza compromessi”.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha messo in guardia dalle forme moderne della criminalità organizzata: “La mafia tende a sparare meno e a spargere meno sangue, ma non per questo è meno insidiosa. […] Tende a inquinare i meccanismi della vita istituzionale”, ha affermato, sottolineando la necessità di vigilanza sulle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e nei comuni.

Dalla Camera, Lorenzo Fontana ha definito il 23 maggio “una pagina tragica e incancellabile della nostra storia”, mentre ha ricordato Falcone come “magistrato e servitore dello Stato”, e ha citato le parole di Re Carlo III che lo definì “un leggendario procuratore antimafia”.

Anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha parlato di Falcone come “simbolo di uno Stato che non si arrende alla criminalità”. Ha sottolineato che la sua figura rappresenta “la forza della legalità, il coraggio della giustizia”, un’eredità che “la nazione ha il dovere di custodire e tramandare”.

Meloni Piantedosi La Russa

In Sicilia, la memoria è ancora più sentita. Il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno, ha dichiarato: “Il loro sacrificio ha segnato per sempre la storia della nostra terra scuotendo le coscienze di un popolo che sembrava rassegnato. Ecco perché la Sicilia non dimentica”.

Dal Parlamento Europeo, l’europarlamentare Caterina Chinnici, figlia di Rocco Chinnici, ha offerto un ricordo personale e istituzionale: “Falcone e Borsellino erano parte del mio patrimonio affettivo. […] Erano modelli, ma anche amici di famiglia. […] In Parlamento Europeo mi batto per una cultura della legalità che non abbia confini e che parli a tutte le generazioni”.

Il procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, ha ricordato che “la mafia continua a fare affari, forse in modo meno violento, ma sempre pervasivo”, mentre l’ex presidente del Senato Pietro Grasso ha ribadito il suo impegno: “La ricerca della verità e della giustizia è stato il motto principale della mia vita. […] Forse ci vorrebbe qualcuno che collabori anche da qualche altra parte”.

La strage di Capaci è ormai parte della storia del Paese, ma non può essere relegata alla sola commemorazione. Il suo ricordo deve tradursi in azione, vigilanza e educazione, soprattutto verso le nuove generazioni. Perché solo così, come diceva Falcone, “la mafia avrà una fine”.