“Bella vittoria, grande ritorno, quasi quanto il mio”, con queste parole il presidente degli Stati Uniti ha accolto alla Casa Bianca il neo premier canadese Mark Carney. L’ex governatore della Banca centrale canadese, ha condotto la campagna elettorale all’insegna della forte opposizione ai dazi imposti dal presidente americano e alle sue minacce di annessione del Paese, contro i conservatori di Pierre Poilievre, che per un mese erano stati in testa a tutti i sondaggi prima di essere travolti dell’”effetto Trump”. Il tycoon ha detto di “credere ancora” all’idea di annettere il Canada come cinquantunesimo stato, ricordando che i canadesi “godrebbero di straordinari vantaggi fiscali”, “sarebbe davvero un matrimonio fantastico”. Trump lo ha ribadito, rispondendo alle domande dei giornalisti con al fianco il nuovo premier canadese Mark Carney, che ha voluto subito precisare: il Canada “non è in vendita, non lo sarà mai, ma l’opportunità è nella partnership”. Ma Trump non è abituato a ricevere dei no e ha ribadito: “Mai dire mai”. Poco prima però il presidente americano alla stampa aveva ribadito il suo mantra: “Non facciamo molti affari con il Canada, loro fanno molti affari con noi”, aggiungendo che “gli Stati Uniti non hanno bisogno delle loro auto, della loro energia, non abbiamo bisogno del loro legname, non abbiamo bisogno di nulla di ciò che hanno, a parte la loro amicizia, che speriamo di mantenere sempre. Loro, d’altra parte, hanno bisogno di tutto da noi”. Per Trump l’America protegge i canadesi senza che Ottawa sganci un soldo e alla domanda se ci fosse qualcosa che Carney potesse dire per far annullare i dazi contro il Canada il presidente Usa ha risposto un secco “no”, salvo poi dopo l’incontro correggersi dichiarando che gli piacerebbe stringere un “nuovo accordo commerciale” con il vicino.
Il primo ministro canadese, Mark Carney, ha detto ai giornalisti presso l’ambasciata canadese di aver chiesto al Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di smettere di chiamare il Canada “51° Stato”, ma non ha voluto dire come ha risposto il presidente. “Non lo so”, ha detto Carney ai giornalisti dopo che gli è stato chiesto cosa avesse detto il presidente. “È il Presidente. È una persona a sé stante”. E ancora: “Tornerei a mostrare la differenza tra un desiderio e la realtà”, ha detto Carney. “Siamo molto chiari. Sono stato molto chiaro pubblicamente, costantemente. Sono stato molto chiaro in privato. Sono stato di nuovo chiaro nello Studio Ovale. Capisce che stiamo conducendo una negoziazione tra nazioni sovrane e che cercheremo e accetteremo solo un accordo che sia nel migliore interesse del Canada”, ha affermato Carney. “Ho detto che non è utile ripetere questa idea, ma lui è il Presidente e dirà quello che vuole”. Un tentativo quello del liberale Carney di abbassare i toni per giungere ad un accorodo commerciale il più possibile vantaggioso. Non a caso il premier canadese ha parlato di colloquio “molto costruttivo”. Di un rapporto complesso tra i due Stati, ma anche della fiducia in merito alla possibilità di trovare un accordo commerciale. Tuttavia Carney non ha negato che “ci saranno alti e bassi”.
di Bruno Mirante