Il Papa che parla poco: Leone XIV e il peso del silenzio

Da quando è stato eletto, Papa Leone XIV ha scelto un tono diverso: poche parole, nessuna improvvisazione, zero clamore. Dopo anni in cui il Vaticano è stato un continuo palcoscenico mediatico, il nuovo Pontefice sembra voler riportare la Chiesa al linguaggio
dell’essenziale. È un gesto controcorrente, in un’epoca dove ogni parola è amplificata, distorta, spesso consumata nel giro di poche ore.
Eppure la domanda aleggia, anche nei corridoi curiali: può un Papa “silenzioso” guidare una Chiesa che vive di parola?

Il contrasto con Francesco

Con Francesco, il papato era diventato dialogo diretto. Ogni viaggio, ogni messa, ogni incontro conteneva un messaggio immediato e umano. Francesco rompeva il cerimoniale, parlava a braccio, improvvisava battute e lacrime. Era un Papa di carne e voce. Leone XIV, invece, sembra provenire da un’altra scuola. Niente interviste fiume, nessuna frase da titolo. Ha concesso un solo colloquio televisivo, breve, misurato. I suoi discorsi pubblici durano pochi minuti, scritti con tono quasi monastico. E quando parla, lo fa su temi di fondo: la dignità, la giustizia, la pace. Senza slogan né contrapposizioni. È un cambio netto, e per molti anche un sollievo dopo anni di polarizzazione interna. Ma per altri è un segnale di chiusura, di distanza dal mondo reale.

Un Papa meno mediatico, non meno politico

Non è vero che Leone XIV tace. Parla attraverso le decisioni. La riforma finanziaria che ha ridisegnato i poteri dell’IOR, ad esempio, è un atto di governo potente, ma privo di enfasi. Nessuna conferenza stampa, solo un decreto. Lo stesso vale per le udienze: sobrie,
puntuali, centrate sul Vangelo. Il suo è un papato che preferisce l’atto alla dichiarazione, la sostanza al clamore. È un modo di esercitare l’autorità spirituale in silenzio, lasciando che la Chiesa parli più con ciò che fa che con ciò che dice. Ma resta il dubbio: in un’epoca che riconosce solo ciò che si vede e si ascolta, il rischio è l’invisibilità.

Il peso del silenzio

Nella società della comunicazione, l’assenza di parola è essa stessa un messaggio. E per ora, il messaggio che arriva da Roma è quello di una Chiesa più raccolta, più verticale, meno “pop”. Leone XIV sembra voler disinnescare il culto della personalità che aveva
trasformato i Papi in leader globali. Ma la sobrietà, da sola, non basta. Quando il mondo brucia — guerre, disuguaglianze, migrazioni — serve anche una voce che sappia farsi sentire, non solo un testimone silenzioso. Il paradosso è tutto qui: il Papa meno mediatico degli ultimi decenni guida una Chiesa che vive di comunicazione. Forse è una scelta coraggiosa. Forse è un rischio calcolato. Ma se Leone XIV vuole che il suo silenzio sia ascoltato, dovrà, prima o poi, scegliere il momento in cui parlare davvero.