Il ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich ha dato il via libera al piano E1, che prevede 3.401 nuove abitazioni per i coloni e che, secondo le sue stesse parole, “seppellirà l’idea di uno Stato palestinese”.
Il progetto E1 dopo vent’anni di stop
Il progetto E1, acronimo di East 1, riguarda un’area di circa 12 chilometri quadrati tra Gerusalemme e l’insediamento di Maale Adumim. Si tratta di una zona strategica che, se urbanizzata, isolerebbe la Cisgiordania dalla Gerusalemme Est occupata. Il piano era rimasto congelato per vent’anni a causa delle forti pressioni internazionali, ma ora ha ricevuto l’approvazione politica da parte del governo israeliano.
Nella stessa area si trovano diverse comunità beduine e una grande centrale di polizia israeliana, destinate a subire le conseguenze dirette dell’espansione edilizia.
Le parole di Smotrich e le reazioni internazionali
Smotrich ha presentato la decisione come una risposta indiretta alle intenzioni di alcuni Paesi, tra cui Regno Unito e Francia, di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina. Secondo il ministro, il piano rende “impossibile” qualsiasi prospettiva di indipendenza palestinese: «Non c’è nulla da riconoscere e nessuno da riconoscere», ha dichiarato.
La comunità internazionale aveva già espresso in passato la sua contrarietà al progetto E1, considerandolo un ostacolo insormontabile alla soluzione a due Stati. La ripresa del piano rischia quindi di innescare nuove tensioni diplomatiche e di acuire il conflitto sul terreno.
Una mossa che isola la Cisgiordania
Con l’attuazione del progetto, la Cisgiordania occupata verrebbe di fatto ulteriormente spezzata, ostacolando la continuità territoriale necessaria alla creazione di uno Stato palestinese indipendente. Per molti osservatori, si tratta di una decisione che rafforza l’espansione coloniale e che segna un punto di non ritorno nel processo di pace già in stallo da anni.