La musica italiana perde una delle sue voci più autentiche e riconoscibili. James Senese è morto a 80 anni, lasciando dietro di sé una carriera che ha attraversato sei decenni di storia, dal soul dei primi anni Sessanta al jazz contaminato e ribelle dei Napoli Centrale, fino al sodalizio indimenticabile con Pino Daniele.
Figura simbolo della Napoli multietnica, Senese è stato non solo un musicista straordinario ma anche un testimone culturale, capace di trasformare le contraddizioni della sua città in musica e poesia.
James Senese è morto: le origini di un talento unico
James Senese nasce a Napoli il 6 gennaio 1945, da madre italiana e padre afroamericano, un soldato statunitense di stanza nel dopoguerra. Cresce in una Napoli difficile ma vivace, dove le sonorità del Mediterraneo si mescolano al rhythm & blues americano.
Nel 1961 fonda con l’amico Mario Musella il gruppo Gigi e i suoi Aster, per poi dar vita, pochi anni dopo, ai Vito Russo e i 4 Conny. È il preludio di un percorso che cambierà per sempre la scena musicale italiana.
Gli Showmen e il successo degli anni Sessanta
Nel 1965 nasce il progetto The Showmen, gruppo che porta in Italia le influenze di Otis Redding, James Brown e Marvin Gaye, fondendo soul e melodia napoletana. Con il brano Un’ora sola ti vorrei, il gruppo conquista il pubblico e vince il Cantagiro 1968, imponendosi come una delle realtà più originali della musica italiana di quegli anni.
Dopo lo scioglimento della band, nel 1972 nascono The Showmen 2, preludio a una nuova avventura musicale che porterà Senese verso sonorità più sperimentali e impegnate.
Napoli Centrale: la rivoluzione del jazz partenopeo
Il 1974 segna la nascita dei Napoli Centrale, la formazione che farà di Senese un punto di riferimento assoluto. Accanto a lui, il batterista Franco Del Prete e un giovanissimo Pino Daniele, inizialmente bassista del gruppo. La band diventa il manifesto del jazz-funk napoletano, mescolando ritmi afroamericani, dialetto, denuncia sociale e poesia.
Con brani come Campagna, ’O sanghe e Simme e Napule, paisà, Senese racconta le difficoltà del Sud, le disuguaglianze e la dignità di chi resiste.
Nel 2016 l’album ’O Sanghe vince la Targa Tenco come miglior disco in dialetto, consacrando una carriera sempre fedele alle proprie radici.
Il sodalizio con Pino Daniele e la carriera solista
L’amicizia e la collaborazione con Pino Daniele segnano una pagina irripetibile della musica italiana. Insieme formano un vero e proprio “supergruppo” con Tullio De Piscopo, Rino Zurzolo, Joe Amoruso ed Ernesto Vitolo, protagonisti del sound partenopeo che unisce jazz, funk e tradizione popolare.
Negli anni Ottanta Senese avvia la carriera solista con album come Hey James (dedicato al padre) e Zitte! Sta arrivanne ’o mammone, con la partecipazione di Lucio Dalla, Enzo Gragnaniello e Raiz. Nel 2018 celebra i 50 anni di carriera con un doppio live registrato a Sorrento, mentre nel 2021 pubblica il suo ventunesimo disco, James is Back, presentato all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
James Senese è morto: l’eredità di un artista senza confini
Con la morte di James Senese, la musica italiana perde una delle sue anime più autentiche e rivoluzionarie. La sua arte ha incarnato l’identità di una città che vive di contrasti e contaminazioni, e la sua voce resta una delle più forti testimonianze del valore sociale della musica.
Senese ha saputo attraversare generazioni e generi, parlando di libertà, orgoglio, appartenenza e riscatto. Oggi la sua eredità vive nei suoi dischi, nei testi in dialetto, e nelle note del sax che hanno raccontato Napoli come nessun altro.







