“Il Veneto alla Lega e la Lombardia a Fratelli d’Italia? Non lo escludo”: La Russa agita la coalizione tra messaggi in bottiglia e stoccate su San Siro

Ignazio La Russa non ha bisogno di intermediari. Usa i virgolettati come se fossero colpi di scimitarra, infilzando qua e là alleati e avversari. Milano, le Regionali, i rapporti dentro la coalizione, persino il futuro di San Siro: tutto finisce nel calderone. E il presidente del Senato, fedele alla sua cifra, non si limita a blandire, ma manda segnali che sanno tanto di ultimatum.

“Prima si deve risolvere la partita delle Regionali – spiega – e vista l’importanza di Milano è giusto che la proposta parta dalla città. Sono convinto che la scelta non debba essere affidata a un vertice nazionale, anche se la parola finale spetta ai leader della coalizione”. Poi cala l’asso: “La mia opinione è che non si possa partire ponendo la questione se debba essere un candidato civico o politico. Dipende solo da chi ha più probabilità di vincere e di governare bene“.

Un concetto che ribadisce con un filo di veleno: “Il centrodestra non è come il campo largo, non si unisce solo per battere Sala. Qui serve un candidato che vinca e governi. Oggi non esistono percorsi obbligati: non è un obbligo il civico, non è un obbligo il politico”.

L’attacco alle illusioni romantiche sul “civico perfetto” è netto: “Al momento non è emerso nessun civico credibile. Non perché non mi piaccia, ma perché non lo vedo. E comprendo che, dopo le sconfitte con la sinistra, anche chi sarebbe spendibile si tiri indietro. Per candidarsi servono curriculum, esperienza, notorietà. Abbiamo già visto che un bravo sconosciuto non funziona”.

E qui il lampo che fa discutere: “Mi piacerebbe la discesa in politica dei figli di Berlusconi. Probabilmente non sono disponibili, ma hanno respirato politica, hanno professionalità e un nome forte. Questi sono i requisiti indispensabili per vincere”.

Sul fronte milanese, il caso Maurizio Lupi divide. “Non credo sia una questione personale – dice La Russa –. Può essere che Lega e Forza Italia pensino che con un civico sia più facile attrarre voti centristi. Ma ci sono altri modi: un sindaco politico e un vicesindaco civico, oppure assessori di alto profilo scelti fuori dai partiti”. E ancora: “Non credo che ci sia timore di competizione, perché Lupi è centrista quanto Forza Italia. Piuttosto Tajani sogna un civico forte, e se lo trova avrà il mio sostegno”.

Quando qualcuno lo provoca sull’idea che sia Fratelli d’Italia a voler “dare le carte”, La Russa scrolla le spalle: “Non ci teniamo. Abbiamo nomi idonei, politici e civici. Giovanni Bozzetti? Escludo che sia il nostro candidato: ha già un compito da svolgere come presidente della Fondazione Fiera. Non pensiamo a convenienze di partito: l’unico nome che avevo ipotizzato veniva da Noi Moderati. L’obiettivo è battere la sinistra”.

Lo sguardo si allarga alle Regionali, ed ecco la frase che rischia di incendiare la coalizione: “Il punto di equilibrio potrebbe essere il Veneto alla Lega e la Lombardia a Fratelli d’Italia. Non lo escludo. Ma non per baratto: in Veneto la Lega ha ottimi nomi, in Lombardia le personalità di FdI sono prevalenti. Se poi Salvini o Giorgetti vogliono fare i governatori, ci pensiamo. Noi non abbiamo ministri che aspirano al ruolo”.

Su Carlo Fidanza non ha dubbi: “È un ottimo nome e l’ho detto. Ma ce ne possono essere anche altri”. E sul futuro delle elezioni regionali propone una rivoluzione: “Mi auguro che si arrivi a un election day unico. È sbagliato votare a spizzichi e bocconi: meglio un voto simultaneo, magari insieme alle Politiche”.

Il colpo finale è su San Siro, tema che divide Milano: “La nostra posizione è chiara: Milano ha bisogno di un nuovo stadio, ma non a costo di abbattere San Siro. Si poteva costruirne uno nuovo mantenendo l’attuale, che ha valore economico e può ospitare eventi. Ora i consiglieri dovranno scegliere: dire no al nuovo stadio significa negare modernità, dire sì significa accettare la demolizione di San Siro». E la stoccata finale: “I Verdi dicono no a tutto. Noi vogliamo distinguere: sì al nuovo stadio, no alla demolizione“.

Un mosaico di messaggi, pizzini, avvertimenti. Da Milano a Roma, passando per Verona e Venezia, La Russa si conferma regista e provocatore, pronto a sparigliare le carte. Con la sua solita frase che sembra un sorriso e invece è un avvertimento: “Aspettiamo”.