L’Italia scivola dal 46° al 49° posto nella classifica 2025 della libertà di stampa stilata da Reporters sans Frontières. Un arretramento che riflette una serie di criticità denunciate dall’organizzazione nel rapporto appena pubblicato.
Minacce alla stampa tra mafie e violenza politica
Secondo Rsf, la libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata da organizzazioni mafiose, soprattutto nel Sud del Paese, e da gruppi estremisti che commettono aggressioni fisiche e verbali contro i giornalisti.
Il rischio delle leggi bavaglio
L’Ong sottolinea come la classe politica, in particolare la maggioranza guidata dalla premier Giorgia Meloni, tenti di limitare la libertà d’informazione giudiziaria con una “legge bavaglio” che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare fino all’udienza preliminare. Una norma che, unita alle cause temerarie (Slapp), favorisce l’autocensura tra i professionisti dei media.
Precarietà e ingerenze politiche
Rsf denuncia anche la crescente precarietà del lavoro giornalistico, che mina l’indipendenza e la qualità dell’informazione. I sindacati segnalano una forte ingerenza politica nei media pubblici, mentre l’assenza di riforme legislative blocca i tentativi di proteggere l’autonomia della professione.
Il caso Angelucci e il rischio concentrazione
A preoccupare l’Ong è anche la concentrazione editoriale: l’acquisizione dell’Agenzia Giornalistica Italiana (AGI) da parte del deputato e imprenditore Antonio Angelucci, già proprietario di diverse testate, solleva seri dubbi sulla trasparenza e i conflitti di interesse nel panorama mediatico italiano.
Giornalisti sotto scorta
Infine, il rapporto evidenzia che una ventina di giornalisti vivono oggi sotto scorta permanente in Italia, a causa di minacce e aggressioni ricevute per il loro lavoro su mafie, corruzione e criminalità organizzata.