Manovra economica, pioggia di rilievi tecnici su rottamazione, Isee e affitti brevi

Banca d’Italia, Corte dei Conti e Istat segnalano rischi su gettito, fisco e sanità

Le audizioni parlamentari sulla manovra 2025 si chiudono con una serie di osservazioni critiche da parte di Banca d’Italia, Corte dei Conti, Istat e Ufficio parlamentare di bilancio. Tutte riconoscono al governo di aver mantenuto un profilo di prudenza contabile, ma mettono in evidenza diversi punti deboli: dalle nuove definizioni agevolate dei debiti fiscali ai bonus edilizi, fino alla tassazione degli affitti brevi e alla riforma dell’Isee. Unica eccezione il Cnel di Renato Brunetta, che definisce la legge di bilancio “un esercizio di equilibrio”.

Manovra e rottamazione, il gettito rischia di calare

La Banca d’Italia avverte che la nuova rottamazione dei debiti con il fisco “non aiuta a recuperare gettito” e stima una perdita di 1,5 miliardi nel 2026 e di 500 milioni medi nei due anni successivi. Un giudizio condiviso dalla Corte dei Conti, secondo cui “il perimetro limitato dell’intervento” non garantisce stabilità alla compliance fiscale. Il tema dell’evasione resta centrale: nel 2022 ammontava a circa 100 miliardi di euro, e la manovra – sottolinea Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio – “interviene solo marginalmente” sul fenomeno.

Cedolare secca, rischio di più affitti in nero

Sotto la lente anche la norma che innalza l’aliquota della cedolare secca sugli affitti brevi dal 21% al 26% per chi utilizza piattaforme digitali. Secondo la Corte dei Conti, la misura “potrebbe incentivare le locazioni non dichiarate”, alimentando il nero invece di ridurlo.
Un rischio segnalato anche da esperti del settore, che temono effetti negativi sull’offerta regolare di alloggi e sul gettito fiscale.

Manovra, la critica dell’Istat

L’Istat calcola che la revisione dell’Isee comporterà un beneficio medio di 145 euro l’anno per circa 2,3 milioni di famiglie, pari all’8,6% del totale. Un effetto considerato limitato rispetto alle diseguaglianze economiche e territoriali che continuano a caratterizzare il sistema di welfare.

Sanità, liste d’attesa e rinunce alle cure

È sempre l’Istat a lanciare l’allarme sulla sanità pubblica: quasi il 10% degli italiani ha dichiarato nel 2024 di aver rinunciato a curarsi, citando tempi di attesa lunghi, difficoltà economiche e strutture poco accessibili. La segretaria del Pd Elly Schlein parla di “un’emergenza vera su cui il governo non dà risposte” e annuncia battaglia in Parlamento. Dal centrodestra arriva la replica: il finanziamento del sistema sanitario è in aumento, e le critiche “vengono da chi non ha fatto abbastanza quando era al governo”.