È María Corina Machado la vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2025. Figura di spicco dell’opposizione venezuelana, il Comitato norvegese per il Nobel ha così motivato la scelta: “Un instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e la lotta per una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia”.
Un riconoscimento dalla portata simbolica
Ogni anno il Nobel per la Pace attira attenzione sul lavoro di chi agisce nel campo dei diritti umani, della pace e della libertà. Nel 2025 sono state presentate 338 candidature, tra individui e organizzazioni. Tra i nominati anche Donald Trump, che negli ultimi tempi ha spinto per accreditare le sue iniziative diplomatiche come meritevoli del premio.
La vittoria di Machado sottolinea la scelta del Comitato norvegese di premiare una voce che opera in condizioni di forte repressione interna, piuttosto che riconoscere iniziative recenti portate avanti da leader con maggior margine d’azione diplomatica.
Chi è María Corina Machado
Nata nel 1967 a Caracas, Machado è un’ingegnere e politica venezuelana, nota per il suo attivismo contro la deriva autoritaria di lungo corso in Venezuela. È stata eletta all’Assemblea Nazionale tra il 2011 e il 2014, ed ha promosso iniziative per la trasparenza elettorale, denunciando brogli e ingerenze nelle procedure.
Negli ultimi anni, Machado è stata formalmente inabilitata a ricoprire incarichi pubblici per quindici anni dal Controllore generale venezuelano, misura confermata dalla Corte suprema del paese. Dopo le primarie dell’opposizione nel 2023, fu esclusa dalle elezioni e trovatasi costretta a operare nell’ombra, spesso denunciando rischi per la propria vita e libertà.
Machado è già stata riconosciuta in ambito internazionale: nel 2024 le è stato conferito il Premio Václav Havel per i Diritti Umani e il Premio Sakharov dal Parlamento Europeo per il suo ruolo nella difesa della democrazia e della libertà in Venezuela.
Le reazioni e le implicazioni politiche
La notizia della vittoria è stata accolta con entusiasmo da molti sostenitori internazionali della democrazia venezuelana. Marco Rubio l’ha definita l’incarnazione di “resilienza, tenacia e patriottismo”, citando la sua missione di lasciare un Venezuela libero ai suoi figli.
Nel commento pubblico, Machado è stata celebrata come una figura capace di unire l’opposizione politica venezuelana, storicamente frammentata, intorno a una piattaforma comune per elezioni libere e rappresentanza genuina.
Il riconoscimento pone una spotlight internazionale sulla crisi venezuelana. Pressioni sulle autorità di Caracas, sostegno diplomatico e morale per l’opposizione, e un segnale forte che la comunità internazionale segue da vicino le dinamiche interne del paese.
Un premio con sfide dietro
La nomina di Machado implica anche grandi responsabilità. Il Nobel riconosce non un progetto già compiuto, ma una sfida in corso: consolidare e garantire una transizione democratica in un contesto caratterizzato da autoritarismo, crisi economica, repressione politica e fragilità istituzionali.
Inoltre, la decisione del Comitato premia chi agisce “in condizioni avverse” e rischiose, mandando un messaggio che spesso è più potente di un riconoscimento tradizionale.
Con l’assegnazione del Nobel per la Pace 2025 a María Corina Machado, il mondo accende i riflettori sulla lotta democratica in Venezuela. È una vittoria simbolica e morale, che riconosce non solo il passato di Machado, ma il futuro di un paese che aspira a rialzare la testa. E, forse, una spinta a chi crede che la democrazia non sia mai conclusa, ma sempre da difendere.