Sergio Mattarella non alza mai la voce, ma quando parla le parole si depositano come pietre. E da Vienna, dove ieri ha preso la parola nella sede delle Nazioni Unite, il Capo dello Stato ha pronunciato un discorso che suona come un manifesto politico e morale in difesa del multilateralismo. Niente slogan, niente polemica diretta, ma un messaggio chiarissimo indirizzato a chi, come Donald Trump, continua a sferzare il Palazzo di Vetro accusandolo di essere “inutile” o addirittura “dannoso”.
Mattarella, invece, ne ha fatto una bandiera. «È irresponsabile indebolire le Nazioni Unite – ha detto –. Esse possono adempiere al loro mandato di garanti della pace solo se gli Stati membri consentono loro di farlo». Un passaggio netto, che contrasta con la visione del presidente americano, da sempre ostile a un ordine internazionale fondato sulla cooperazione e non sulla forza. È la contrapposizione tra due mondi: da un lato chi considera l’Onu un intralcio alla propria sovranità, dall’altro chi, come il presidente italiano, la vede come baluardo di equilibrio e civiltà.
Nel grande salone della sede viennese, davanti ai rappresentanti delle agenzie internazionali, Mattarella ha ricordato che «indebolire l’Onu significa accettare il ritorno a una visione primitiva dei rapporti tra i popoli, i cui esiti sono storicamente e drammaticamente ben noti». In un tempo in cui la parola “pace” sembra quasi fuori moda, il Capo dello Stato ha rivendicato l’importanza di quelle istituzioni nate sulle rovine della Seconda guerra mondiale e troppo spesso derise o ignorate da chi oggi preferisce la logica del muro e del missile.
Nel suo intervento, pronunciato in occasione della Giornata internazionale contro il crimine organizzato transnazionale, Mattarella ha voluto sottolineare il ruolo centrale dell’Onu come «architettura internazionale basata su regole condivise e sulla cooperazione pacifica tra Stati, tutti egualmente sovrani». Parole che valgono come una risposta al vento del nazionalismo che torna a soffiare in Europa e oltreoceano.
«L’unica alternativa alla mano tesa – ha spiegato – sono i conflitti permanenti, la distruzione reciproca, l’abbandono della civiltà». Una frase che sintetizza la filosofia del Presidente: la pace non è mai un dato acquisito, ma una scelta da rinnovare ogni giorno. Ed è proprio in questo contesto che Mattarella ha rilanciato il ruolo dell’Italia come Paese fondatore e convinto sostenitore delle Nazioni Unite, “motore” di un’idea di mondo che metta al centro il diritto e non la forza.
L’intervento di Vienna arriva in un momento in cui le tensioni internazionali sembrano esplodere ovunque. Dall’Ucraina a Gaza, dal Caucaso al Mar Rosso, la diplomazia appare impotente e la comunità internazionale divisa. Di fronte a questo scenario, Mattarella sceglie la via opposta a quella di chi alza la voce. E in un tempo dominato dai leader urlanti e dalle frasi muscolari, la sua calma diventa un gesto politico.
Il Presidente non nega le difficoltà del Palazzo di Vetro. «Non sono mancati – riconosce – ostacoli, errori, lacune». Ma è proprio per questo che, dice, «sarebbe irresponsabile indebolirlo, soprattutto mentre ascoltiamo inaccettabili allusioni all’impiego di armi di distruzione di massa». Un riferimento che lascia intendere la preoccupazione per l’escalation globale e per la retorica aggressiva di chi torna a evocare arsenali atomici come strumenti di deterrenza.
In un passaggio particolarmente intenso del suo discorso, Mattarella ha ricordato che «se abbiamo avuto decenni di pace, il merito è anche delle Nazioni Unite, protagoniste di progressi decisivi, dalla decolonizzazione al sostegno allo sviluppo economico e sociale di miliardi di persone, dagli interventi per il mantenimento della pace alla difesa dei diritti umani». È la sintesi di un pensiero coerente, che considera il dialogo come l’unico antidoto alla barbarie.
Da Vienna, insomma, Mattarella rilancia un messaggio che ha un peso politico e simbolico. Non solo per l’Italia, ma per l’Europa e per il mondo democratico che ancora crede nel diritto internazionale. E lo fa proprio nel giorno in cui gli Stati Uniti tornano a dividersi sull’Onu, tra chi la vuole rifinanziare e chi, come Trump, continua a definirla “un club di chiacchieroni”.
Mentre i nazionalismi spingono verso l’isolamento e le grandi potenze rispolverano il linguaggio della forza, Mattarella riafferma la necessità di un’alleanza morale tra le nazioni. Non per idealismo, ma per sopravvivenza. Perché – come ha detto – «la cooperazione non è un lusso, ma l’unico modo per evitare la catastrofe». E nel dirlo, il Presidente italiano mostra la fermezza e la lucidità di chi sa che il vero coraggio, oggi, è credere ancora nella pace.







