Meloni torna a Roma tra dossier internazionali e tensioni interne alla maggioranza

Presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Terminata la pausa estiva trascorsa tra la Grecia e la Puglia, interrotta soltanto dalla missione a Washington subito dopo Ferragosto, Giorgia Meloni rientra a Roma con due dossier urgenti sul tavolo: gli sviluppi internazionali del conflitto in Ucraina e i negoziati interni al centrodestra per la scelta dei candidati alle prossime elezioni regionali.

A poco più di una settimana dall’incontro alla Casa Bianca con Donald Trump, Volodymyr Zelensky e i partner europei, la premier segue con attenzione l’evolversi del difficile processo diplomatico in corso. In questo contesto, ha deciso nei giorni scorsi di annullare il viaggio nell’Indo-Pacifico, che l’avrebbe tenuta lontano dalla Capitale per circa dieci giorni. Il tour, già pianificato, prevedeva tappe in Bangladesh, Singapore, Corea del Sud — paese recentemente finito nel mirino di Trump, che ha parlato di “una purga o una rivoluzione” — Vietnam e Giappone, dove erano previste visite a Osaka per Expo2025 e a Tokyo.

Le crisi internazionali, dall’Ucraina a Gaza, saranno probabilmente al centro del primo intervento pubblico della premier post-vacanze, previsto per mercoledì al Meeting di Rimini. Il giorno seguente, Meloni tornerà a presiedere il Consiglio dei ministri. All’ordine del giorno figurano provvedimenti tecnici e l’attesa riforma del ministero degli Esteri, ma non è escluso che l’appuntamento si trasformi in un’occasione per affrontare le tensioni emerse nelle ultime settimane all’interno della coalizione.

Tra le frizioni più recenti, quella legata al gelo diplomatico con l’Eliseo, dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini su Emmanuel Macron. Da ambienti leghisti arriva una presa di posizione: “La situazione internazionale è molto delicata e richiede buonsenso e sangue freddo: confidiamo che tutti ritrovino la necessaria serenità, e che a Parigi evitino di investire altro tempo per convocare gli ambasciatori di mezzo mondo”. Intanto, il quotidiano Le Monde osserva che Meloni è “rimasta in silenzio sulla vicenda”, sottolineando che “richiamando il ministro, che occupa uno spazio alla sua destra, rischia di dare l’immagine di una coalizione divisa e di apparire disposta a difendere il presidente francese”.

Altra questione delicata per Palazzo Chigi riguarda il ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha preferito inviare un videomessaggio invece di partecipare di persona al Meeting. Schillaci è finito nel mirino di FdI e Lega per la revoca delle nomine del gruppo tecnico consultivo sui vaccini.

Lo sguardo è già rivolto anche alla manovra autunnale, con le prime scintille tra Lega e Forza Italia, in particolare su possibili interventi sulle banche. In questo clima teso, prende corpo il confronto tra i partiti del centrodestra per definire le candidature regionali.

Il nodo più strategico resta il Veneto, dove la Lega spinge per Alberto Stefani. Tuttavia, se Fratelli d’Italia dovesse fare un passo indietro, il coordinatore veneto Luca De Carlo chiarisce: “Non sarebbe altro che uno straordinario atto di generosità”. Intanto, continua il pressing su Luca Zaia per dissuaderlo dall’intenzione di candidarsi al Consiglio regionale con una lista personale, proponendogli invece il ruolo di capolista della Lega.

Situazione ancora aperta in Puglia, dove accanto al nome di Mauro D’Attis (FI) si valutano ipotesi alternative. In Campania, Noi Moderati propone Mara Carfagna, in alternativa a Edmondo Cirielli, Giosy Romano o un candidato civico come Gianfranco Nicoletti, rettore dell’Ateneo Vanvitelli. In Calabria, si sono svolte nel weekend alcune riunioni preparatorie in vista della ricandidatura di Roberto Occhiuto (FI), con FdI che valuta l’ipotesi di coinvolgere parlamentari in lista. In Toscana, infine, si chiude l’attesa per Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia: nelle ultime ore è stata ufficializzata la sua candidatura da parte del tavolo della coalizione.

Il vertice tra i leader per sciogliere i nodi sulle candidature è atteso all’inizio di settembre, ma non si esclude un incontro già giovedì, al ritorno pieno dell’attività politica.