È ufficialmente in vigore la Legge Calderoli per il riconoscimento e la promozione delle zone montane. A renderlo noto con “soddisfazione” è il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, che rivendica l’approvazione come un “grande risultato della Lega al Governo” e una “promessa mantenuta”.
La legge, pubblicata nei giorni scorsi sulla Gazzetta Ufficiale, entra in vigore in virtù delle disposizioni contenute nell’articolo 35. Un provvedimento che – dopo oltre un anno e mezzo di iter parlamentare – ha l’obiettivo di valorizzare le terre alte, combattere lo spopolamento e sostenere lo sviluppo economico e sociale delle aree montane.
“Adesso possiamo ufficialmente avviare l’iter per il decreto di classificazione dei Comuni montani”, ha dichiarato Calderoli, “secondo i criteri stabiliti dalla legge e in accordo con la Conferenza Unificata. Solo così potremo procedere con l’assegnazione delle risorse ai territori che ne hanno davvero bisogno”.
Montagna, una legge per le comunità delle terre alte
Il provvedimento prevede 200 milioni di euro all’anno nel triennio 2025-2027, già stanziati nella legge di bilancio del 2021 ma ora ridefiniti e redistribuiti in modo più mirato. I fondi saranno destinati esclusivamente agli enti locali effettivamente montani, con priorità a sanità, istruzione, servizi essenziali e attività produttive locali.
Tra i punti salienti della norma: incentivi per il ripopolamento dei borghi montani e la riattivazione degli immobili abbandonati, sostegno alle professioni legate alla montagna, semplificazioni burocratiche e responsabilizzazione degli escursionisti, sollevando gli amministratori da responsabilità legali in caso di incidenti, nuove regole per il controllo della fauna selvatica, in particolare del lupo, con piani di prelievo annuali su base regionale, strategia triennale per la montagna, che guiderà gli interventi di sviluppo locale.
Un “passo storico” ma le risorse restano un nodo
Per Nicoletta Spelgatti (Lega), «l’Italia compie un passo storico verso il riconoscimento del valore strategico delle nostre terre alte». Soddisfazione anche da Franco Manes, deputato dell’Union Valdôtaine: «Il testo finale riflette il lavoro di dialogo con l’amministrazione regionale».
Luciano Caveri, assessore della Valle d’Aosta e capofila della materia nella Conferenza delle Regioni, parla di «azione corale» ma avverte: «Le risorse sono ancora insufficienti per coprire tutte le esigenze, ma la direzione è giusta».
Per Emily Rini, responsabile nazionale per Forza Italia delle politiche della montagna, «si tratta di un provvedimento atteso da anni, che riconosce finalmente alla montagna un ruolo centrale nello sviluppo del Paese».
Gli Autonomisti di Centro plaudono all’inizio di un percorso, ma invitano alla cautela: «È un primo passo. Ora bisogna vigilare affinché non si riduca a un annuncio o a un’occasione mancata».
Montagna, cosa succede ora
Con l’entrata in vigore, si apre la fase attuativa, in cui il Governo dovrà: classificare i Comuni montani, sulla base dei nuovi criteri, definire la strategia triennale e i piani regionali di intervento, allocare le risorse secondo i fabbisogni reali dei territori
“La montagna non può più essere una periferia dimenticata”, ha dichiarato Calderoli. “Con questa legge restituiamo dignità e prospettiva a milioni di cittadini che vivono e lavorano nelle aree più alte e difficili del Paese”.