È in corso questa mattina dlle 11:45 una riunione telefonica tra il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi e i suoi omologhi di Francia, Germania e Regno Unito, i Paesi del cosiddetto gruppo E3, per discutere del programma nucleare iraniano a pochi giorni dalla scadenza dell’ultimatum europeo volto a evitare il ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite.
A darne notizia è una fonte diplomatica francese, che precisa come l’incontro rientri nelle consultazioni in corso sul dossier nucleare, in vista dell’Assemblea Generale dell’ONU.
Nucleare iraniano, l’ultimatum del 30 agosto e lo spettro dello “snapback”
Lo scorso 30 agosto, i tre Paesi europei hanno concesso a Teheran un mese di tempo per riattivare negoziati costruttivi sul programma nucleare. In assenza di progressi, potrebbe scattare il meccanismo dello snapback, che prevede il ripristino automatico delle sanzioni ONU sospese nel 2015 con la firma dell’accordo sul nucleare, noto come Jcpoa (Joint Comprehensive Plan of Action).
Attivando questa clausola, Berlino, Parigi e Londra hanno di fatto alzato la pressione diplomatica su Teheran, con l’obiettivo di riportare la Repubblica islamica al rispetto pieno degli impegni assunti nell’intesa, oggi ampiamente disattesi.
Aperture da Teheran
Un primo segnale positivo è arrivato nei giorni scorsi: l’Iran ha ripreso la cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), un passo che gli europei considerano necessario ma non ancora sufficiente.
La conversazione odierna sarà quindi decisiva per valutare la reale disponibilità dell’Iran ad evitare un’escalation diplomatica e a riaprire i canali negoziali prima della scadenza di fine settembre.
Nucleare iraniano, il precedente del 2015
L’accordo sul nucleare, firmato nel 2015 tra Iran e sei potenze mondiali (USA, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania), era stato compromesso dal ritiro unilaterale degli Stati Uniti nel 2018. Da allora, Teheran ha progressivamente superato i limiti imposti all’arricchimento dell’uranio e ad altre attività sensibili, aumentando le preoccupazioni internazionali.
La diplomazia europea cerca ora di evitare un ritorno al passato, con l’ombra di nuove sanzioni internazionali che rischiano di compromettere ulteriormente la stabilità della regione e le già fragili trattative multilaterali.