In pieno esodo estivo, con milioni di italiani pronti a partire per le ferie, arriva una notizia che suona come una doccia fredda: da agosto le tariffe autostradali aumenteranno. Lo prevede un emendamento al decreto Infrastrutture firmato dai relatori di tutte le forze di maggioranza – compresi Lega e Fratelli d’Italia – e pensato per garantire nuove risorse all’Anas. Un ritocco apparentemente minimo: un millesimo di euro a chilometro. Ma il principio, non la cifra, è quello che ha fatto esplodere la polemica. A far infuriare le opposizioni, le associazioni dei consumatori e – ironia della sorte – anche il ministro Matteo Salvini, è soprattutto il tempismo: perché proprio ad agosto, nel momento in cui le famiglie italiane affrontano i costi più alti dell’anno per viaggi, vacanze e spostamenti?
La misura è spuntata nella mattinata del 4 luglio, infilata all’ultimo minuto tra i commi del decreto Infrastrutture in discussione in Parlamento. Il testo è burocratico e contorto: «La misura del canone annuo corrisposto direttamente ad Anas è integrata di un ulteriore importo, calcolato sulla percorrenza chilometrica, pari a 1 millesimo di euro a chilometro per tutte le classi di pedaggio, a decorrere dal primo giorno del mese successivo all’entrata in vigore del presente comma». Traduzione: dal primo agosto pagheremo un po’ di più per ogni chilometro percorso sulle autostrade italiane.
Secondo la relazione tecnica, il rincaro – benché minimo – porterà nelle casse pubbliche circa 90 milioni di euro all’anno. E scatterà proprio all’inizio del mese più “trafficato” dell’anno, quando milioni di italiani si metteranno in viaggio. Per percorrere 1.000 chilometri, la differenza sarà di un solo euro, ma il segnale politico è fortissimo: mentre l’inflazione non accenna a rallentare, mentre i salari stagnano e i costi della vita aumentano, il governo alza le tariffe sulle autostrade.
La reazione è stata immediata e incandescente. Nel pomeriggio, Matteo Salvini ha chiesto pubblicamente il ritiro dell’emendamento, pur essendo stato presentato anche da esponenti della Lega. “Non è il momento, né il modo”, ha spiegato il ministro delle Infrastrutture. Ma il caso è ormai politico, e le opposizioni non mollano la presa. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, attacca: «Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno cambiato idea talmente tante volte che non possiamo fidarci di un semplice comunicato stampa. Finché l’emendamento non sarà ufficialmente cancellato, continueremo a vigilare».
Anche Francesco Boccia, capogruppo Pd al Senato, rincara la dose: «Questo aumento è un regalo di Meloni agli italiani, una tassa nascosta che colpirà famiglie e imprese proprio durante le ferie. È un insulto al buonsenso». Durissime le reazioni delle associazioni dei consumatori. Assoutenti parla apertamente di “una bruttissima sorpresa estiva” e definisce il rincaro “del tutto ingiustificato”. Il presidente Gabriele Melluso spiega: «Le nostre autostrade sono disseminate di cantieri perenni, i disservizi sono all’ordine del giorno, eppure ora vogliono far pagare di più senza alcun miglioramento del servizio. Un paradosso».
Non solo: secondo Assoutenti, l’emendamento rischia di aprire la strada a nuovi aumenti futuri, scollegati dalla qualità reale della rete. «Si aumenta senza monitoraggio, senza criteri, senza valutare le condizioni delle tratte. È una punizione a danno degli utenti». Il Codacons, dal canto suo, non usa mezze misure. Parla di “una stangata estiva” da 90 milioni e accusa il governo di “usare gli automobilisti come bancomat”. «Il problema è doppio – spiegano – perché questi rincari non andranno né alla manutenzione, né alla sicurezza stradale, ma a coprire spese generiche come illuminazione e gestione. In pratica, si pagherà di più senza ricevere nulla in cambio».
L’associazione chiede l’immediato stop all’emendamento e annuncia battaglie legali, qualora venisse approvato in via definitiva. In Parlamento, intanto, si scatena la bagarre. Oltre al Pd, anche il Movimento 5 Stelle attacca frontalmente il governo. Agostino Santillo, deputato M5S, è lapidario: «Meloni è come lo sceriffo di Nottingham. I cittadini sono spremuti fino all’osso. Ora vogliono tassare anche l’asfalto». Riccardo Ricciardi, capogruppo alla Camera, collega l’emendamento agli investimenti bellici: «Per finanziare il riarmo e fare contenti i mercanti di armi, si batte cassa con chi va in vacanza. È una scelta immorale». Enzo Maraio, segretario del Psi, ironizza: «Così il governo Meloni incentiva il turismo: facendo pagare di più a chi si sposta». E Angelo Bonelli, di Europa Verde, chiude con una domanda sferzante: «È questa la destra sociale che prometteva di aiutare le famiglie?».
La verità è che, dietro l’aumento, c’è un’esigenza concreta: Anas ha bisogno di soldi. I 90 milioni copriranno i maggiori costi legati alla ridefinizione della rete, al caro energia e a una gestione sempre più complessa delle infrastrutture. Ma la scelta di scaricare questi costi direttamente sugli automobilisti – e proprio ad agosto – è stata un azzardo.
Ora la maggioranza deve decidere se andare fino in fondo o fare marcia indietro. Salvini, ufficialmente, ha già chiesto il ritiro dell’emendamento. Ma finché non verrà modificato il testo in commissione, la misura resta. E con essa il rischio di far pagare agli italiani l’ennesimo conto salato, stavolta al casello.