Premier time, Meloni sfida l’Aula: «Israele sbaglia, ma niente ritiro ambasciatore». Schlein e Conte all’attacco

Durante il premier time alla Camera, Giorgia Meloni chiarisce la posizione italiana sul conflitto in Medio Oriente: «Non condividiamo le recenti proposte del governo israeliano e non abbiamo mancato di dirlo ai nostri interlocutori, ma non è nostra intenzione richiamare l’ambasciatore in Israele». Una risposta netta all’interrogazione di Alleanza Verdi e Sinistra, che chiedeva un segnale forte contro le operazioni militari nella Striscia di Gaza.

La presidente del Consiglio ha ricordato che «non è stato Israele a iniziare le ostilità», accusando Hamas di portare avanti un piano volto a «isolare» lo Stato ebraico. «Un disegno pericoloso, che ha sacrificato vite israeliane e palestinesi pur di perseguire i propri scopi», ha affermato Meloni.

Lo scontro in Aula con Schlein, Conte e Magi

Ma la giornata a Montecitorio si accende soprattutto per i botta e risposta con le opposizioni. Con Elly Schlein, la premier si confronta duramente sul tema della sanità: «Siete stati al governo dieci anni e non avete mai messo in campo un piano sanitario nazionale. Oggi venite a spiegarci quanto sia importante la sanità. Noi invece il piano lo scriveremo, e speriamo che almeno su questo ci darete una mano».

Non meno acceso il confronto con Giuseppe Conte sul tema delle spese militari. L’ex premier critica l’aumento del riarmo europeo, ma Meloni ribatte con ironia: «Sono affascinata da questa sua travolgente passione antimilitarista, che nessuno aveva notato quando era presidente del Consiglio. Quello che aumentava le spese militari era un altro Giuseppi».

Sicurezza, nucleare e disagio giovanile tra le priorità

Nel suo intervento, Meloni rivendica i risultati del governo: «Gli italiani vedono un cambio di passo». E cita il calo dello spread sotto i 100 punti, «segno che i nostri titoli di Stato sono oggi considerati più sicuri di quelli tedeschi» – affermazione che provoca la reazione perplessa del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Tra le misure annunciate, il rafforzamento delle forze dell’ordine con oltre 13.500 nuove unità e circa 3.000 vigili del fuoco; il sostegno diplomatico e umanitario a Gaza; e la creazione a Palazzo Chigi di un gruppo di lavoro dedicato al disagio giovanile. La premier conferma anche l’intenzione di proseguire sul fronte energetico: revisione del piano Transizione 5.0, ritorno al nucleare e rilancio dell’industria automobilistica con la Germania. «La direzione è chiara: evitare le derive ideologiche del Green Deal e sostenere una transizione pragmatica».

Premier time, l’episodio del “fantasma” in Aula

A movimentare ulteriormente il dibattito ci pensa Riccardo Magi (+Europa), che si presenta in Aula vestito da fantasma in segno di protesta per la mancata calendarizzazione del referendum. La premier non manca di commentare: «Quando siete al governo fate le riforme, poi tornate opposizione e volete abolirle con i referendum». In una giornata densa di tensioni e dichiarazioni, Meloni marca il perimetro del suo esecutivo: fermezza sui dossier internazionali, difesa del lavoro di governo e disponibilità al confronto su alcuni temi cruciali. Ma l’opposizione, a giudicare dagli interventi, non ha alcuna intenzione di fare sconti.