Quando Roma dimentica il Südtirol: Urso ritira i francobolli con l’Alto Adige a metà

Una cartolina che doveva celebrare la bellezza, finisce per scatenare un caso politico. Due francobolli commemorativi dedicati ai gruppi montuosi del Latemar e del Catinaccio, tra le vette più amate e fotografate delle Dolomiti, sono stati ritirati dal commercio su richiesta diretta del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Il motivo? Su quei francobolli, pronti per la distribuzione da parte di Poste Italiane, mancava una parola che in Alto Adige vale quanto una bandiera: Südtirol.

Non una dimenticanza da poco, considerando che si tratta della dicitura ufficiale della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, così come sancito dall’articolo 6 della Costituzione italiana e dalle norme sull’autonomia. La versione stampata invece si limitava alla sola dizione italiana “Trentino-Alto Adige”, senza rispettare la tradizione bilingue e senza riportare i toponimi tedeschi Latemargruppe e Rosengartengruppe. Risultato: migliaia di esemplari pronti per essere messi in circolazione sono stati stoppati, tra l’imbarazzo del Ministero e la furia delle autorità locali.

Il primo a protestare pubblicamente è stato il governatore altoatesino Arno Kompatscher, che ha definito l’accaduto «inaccettabile». «Appena ricevuta la notizia mi sono francamente arrabbiato – ha dichiarato – non tanto col ministro, ma con chi ha la responsabilità di questa cosa. Era già successo col gruppo delle Odle, e anche allora si omise il nome tedesco Geislergruppe. Una volta può capitare, ma quando l’errore si ripete, vuol dire che manca sensibilità. La denominazione Alto Adige-Südtirol è quella ufficiale: non si tratta solo di una parola. È la nostra identità».

A mediare tra le parti ci ha pensato Marco Galateo, esponente di Fratelli d’Italia in Alto Adige, che ha annunciato la sospensione del francobollo «in attesa che venga ristampato con le scritte in entrambe le lingue, come da normativa». Una soluzione che evita il braccio di ferro, ma che conferma ancora una volta quanto sia scivoloso il terreno dei simboli nel contesto sudtirolese, dove ogni omissione può essere letta come uno sgarbo politico.

Il Mimit – Ministero delle Imprese e del Made in Italy – ha poi spiegato in una nota le ragioni della decisione. «Su indicazione del Ministro Adolfo Urso – si legge – è stata richiesta a Poste Italiane l’immediata sospensione della commercializzazione dei due francobolli appartenenti alla serie “Turistica – Patrimonio naturale e paesaggistico”. L’anomalia riscontrata riguarda la mancanza delle diciture bilingue italiano-tedesco previste per il territorio del Trentino-Alto Adige/Südtirol».

Niente più “buon viaggio” timbrato con il Latemar o il Catinaccio, almeno per ora. Ma il caso solleva domande più ampie, che vanno ben oltre la filatelia. Perché i francobolli – oggetti minuscoli e apparentemente marginali – continuano a essere specchi dell’identità nazionale. E in una regione dove ogni cartello è scritto in due lingue, dove ogni toponimo ha la sua versione tedesca e ogni scelta linguistica viene letta in chiave storica e politica, ignorare il termine “Südtirol” è ben più che una svista redazionale: è un segnale.

Segnale che stavolta Roma ha deciso di correggere. «Prendo atto con soddisfazione della decisione del Ministro», ha commentato Kompatscher dopo il dietrofront. Ma il clima resta teso. Perché la storia dell’autonomia altoatesina è fatta anche di simboli, e ogni volta che uno di questi viene cancellato, dimenticato o omesso, si riapre un vecchio fronte. Anche se si tratta “solo” di una cartolina con le montagne.

E chissà se i nuovi francobolli, quelli corretti, arriveranno davvero. Con la scritta giusta, nelle due lingue. E con quella sensibilità che, come ricordano da Bolzano, non è facoltativa. È obbligatoria.