Regionali in Puglia, centrodestra nel caos: sfuma Annese, restano in corsa D’Attis e Gemmato

Mauro D’Attis e Marcello Gemmato

Dopo il passo indietro del sindaco di Monopoli, la partita per il candidato presidente del centrodestra si restringe a due nomi: il forzista Mauro D’Attis e il meloniano Marcello Gemmato. Ma la decisione finale spetta a Roma.

La corsa del centrodestra per la presidenza della Regione Puglia si è trasformata in una telenovela politica. A meno di due mesi dalle elezioni, fissate per il 23 e 24 novembre, la coalizione non ha ancora un candidato. E dopo il passo indietro del sindaco di Monopoli, Angelo Annese, si profila un duello tra il coordinatore regionale di Forza Italia Mauro D’Attis e il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, esponente di Fratelli d’Italia.

La decisione finale spetterà al tavolo nazionale, ma l’aria che si respira nel centrodestra pugliese è tutt’altro che serena. La Lega e FdI spingevano per Annese, considerato un civico “capace di attrarre voti trasversali”. Tuttavia, l’ipotesi non è mai piaciuta ai forzisti, che hanno accolto la sua rinuncia con una freddezza che rasenta il sollievo.

«Desidero ringraziare sinceramente tutti coloro che hanno espresso fiducia nei miei confronti — ha scritto Annese su Facebook — ma resto il sindaco della nostra città». Parole che chiudono una vicenda politica segnata da sospetti e veti incrociati.

Il vero motivo del suo addio, spiegano fonti locali, sarebbe legato al nome di Stefano Lacatena, consigliere regionale eletto con Forza Italia nel 2019 e poi passato con Michele Emiliano, che lo ha premiato con un incarico da consigliere delegato all’urbanistica. Lacatena è un fedelissimo di Annese, e il sindaco avrebbe chiesto per lui un posto in una lista del centrodestra. Una condizione inaccettabile per i vertici azzurri, che non vogliono saperne di “ripescare chi ha tradito”.

Così, nel giorno in cui Antonio Tajani parlava dalla festa di Telese di “profili civici capaci di allargare il consenso”, in Puglia il suo partito tagliava i ponti con l’unico civico realmente disponibile. «Annese non era il nome giusto — commenta un dirigente forzista — troppo legato a chi ha scelto la sinistra».

Ora il campo si restringe. D’Attis, parlamentare brindisino e volto di Forza Italia nel Sud, è il nome che gli azzurri vogliono imporre al tavolo nazionale. Uomo di partito, solido, ma senza il carisma da campagna elettorale. Dall’altra parte c’è Gemmato, farmacista e sottosegretario, molto vicino a Giorgia Meloni e convinto che “la Puglia vada riconquistata con un’identità forte di destra, non con i compromessi”.

A rendere la situazione ancora più tesa è la sensazione che a Roma la Puglia non sia una priorità. Dopo il voto nelle Marche, la coalizione punta a chiudere in fretta anche le altre caselle regionali rimaste in sospeso, ma ogni nome rischia di aprire nuove fratture.

Sul fronte opposto, il centrosinistra ha già acceso i motori da settimane. Il candidato progressista, Antonio Decaro, ex sindaco di Bari ed eurodeputato, ha iniziato la campagna elettorale tra piazze e teatri, puntando sul “modello Bari” come simbolo di buon governo e di continuità rispetto all’esperienza Emiliano.

Nel frattempo, il centrodestra continua a dividersi su tutto: nomi, strategie, persino lo slogan. La Lega, ormai marginale in regione, rivendica un proprio ruolo nella scelta. Fratelli d’Italia vuole capitalizzare il consenso nazionale. Forza Italia tenta di resistere e di non essere schiacciata dagli alleati.

Se nelle prossime ore non arriverà la decisione definitiva da Roma, il rischio è che la coalizione arrivi alle urne con un candidato scelto all’ultimo minuto, o peggio, imposto. Uno scenario che molti nel centrodestra pugliese temono possa consegnare la vittoria al centrosinistra senza nemmeno combattere.

In Puglia, la vera battaglia per ora non è contro Decaro, ma fra D’Attis e Gemmato. E più passano i giorni, più la campagna del centrodestra somiglia a una lunga guerra di nervi, dove nessuno vuole mollare ma tutti sanno che il tempo stringe.

A questo punto, l’unica certezza è che la corsa per la Regione sarà decisa non nei comizi, ma nei palazzi romani. E che in Puglia, come spesso accade, la politica si conferma un mare in tempesta dove le alleanze cambiano a ogni onda — e i candidati rischiano di affondare prima ancora di salpare.