Regionali Marche, Ricci sconfitto: “Non basta Gaza, i cittadini hanno scelto la continuità”

La prima caduta elettorale dell’ex sindaco di Pesaro. Campagna intensa ma senza effetto: “Speravo nel cambiamento, ma l’affluenza non ha aiutato”

Non sono bastati il campo largo, la mobilitazione per Gaza, le critiche sulla sanità, né una campagna elettorale a tratti spettacolare. Matteo Ricci incassa la sua prima sconfitta elettorale nella corsa alla presidenza della Regione Marche, battuto dal governatore uscente Francesco Acquaroli. Un risultato netto, maturato nonostante un’alleanza compatta del centrosinistra e una mobilitazione politica mai così estesa da parte del Partito Democratico e dei suoi alleati.

Il verdetto delle urne è arrivato chiaro e impietoso: i marchigiani hanno scelto la continuità, come lo stesso Ricci ha riconosciuto poco dopo le 17, raggiungendo la sede elettorale alla periferia di Ancona. “Ho appena telefonato ad Acquaroli per fargli i complimenti. I cittadini hanno scelto la continuità, il dato è chiaro”, ha detto l’eurodeputato dem davanti ai giornalisti.

Gaza, sanità e comizi d’amore: la strategia non convince

Ricci aveva puntato su una campagna dal ritmo incalzante, costruita tra piazze, spiagge e social. L’inizio con una bici elettrica, poi la scelta di una barca mangia-rifiuti per raggiungere i turisti (“Stare dove sta la gente d’estate”, ripeteva), i comizi d’amore come omaggio a Pasolini e la narrazione delle Marche come mosaico di comunità, ricostruita anche attraverso i video dialettali condivisi sui social.

Nel finale, l’impegno sul tema palestinese ha segnato un tentativo di agganciare la mobilitazione popolare vista in tutta Italia e anche nella regione. Ricci ha partecipato al presidio della Cgil al porto di Ancona, ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina come primo atto da presidente, e ha chiuso la campagna con un gesto altamente simbolico: un “treno per Gaza”, attraversando le Marche da sud a nord, sventolando la bandiera palestinese sulle note di Poetica di Cesare Cremonini. Una strategia identitaria, emotiva, polarizzante. Ma, alla prova del voto, non sufficiente.

Regionali Marche, il nodo dell’affluenza e il peso di Giorgia Meloni

Speravo che il cambiamento mobilitasse più persone”, ha ammesso Ricci. L’affluenza è crollata di quasi dieci punti rispetto alla scorsa tornata elettorale, segno di un disincanto o di una polarizzazione che ha finito per favorire l’incumbent.

Ma per il candidato sconfitto, il vero avversario non era Acquaroli, ma Giorgia Meloni. “Lo hanno capito tutti, anche nei manifesti era così. La premier si è spesa molto, perché le Marche erano una delle poche regioni guidate da FdI”, ha dichiarato Ricci. Un’accusa politica più che tecnica, che guarda alla sovrapposizione tra leadership nazionale e amministrazione regionale.

L’avviso di garanzia e le speranze mancate

Durante la campagna, Ricci ha anche dovuto affrontare un avviso di garanzia notificato dalla Procura di Pesaro, che lo accusa di corruzione per fatti legati al periodo in cui era sindaco. Una vicenda che il candidato ha sempre respinto con forza, dichiarandosi estraneo alle accuse. Ma che ha comunque finito per accompagnare i suoi ultimi giorni di campagna, tra sospetti e polemiche.

“Speravamo di partire con una vittoria, invece cominciamo con una sconfitta”, ha detto Ricci ai sostenitori. Resta comunque un messaggio chiaro per il futuro del centrosinistra: “Senza il campo largo non si compete neanche. Speriamo che nelle altre regioni vada meglio”. La sconfitta di Ricci è un segnale per tutta l’area progressista: l’identità e la mobilitazione da sole non bastano, se non accompagnate da un consenso diffuso, concreto, e capace di intercettare un elettorato sempre più disilluso. Le Marche, per ora, restano a destra.