Regionali Toscana, Meloni infiamma Firenze: “La sinistra è più fondamentalista di Hamas”. Giani cerca la rimonta

Scontro con la sindaca Funaro, cortei per la Palestina e ultimi appelli al voto. In Toscana il centrodestra si compatta, mentre Schlein e Conte cercano il campo largo

La piazza di San Lorenzo a Firenze si riempie al tramonto, tra bandiere tricolori e cori di sostenitori. Sul palco, Giorgia Meloni arringa la folla accanto a Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi, nel comizio unitario del centrodestra a sostegno di Alessandro Tomasi, candidato alla presidenza della Regione Toscana. La premier non risparmia toni accesi: “La sinistra è più fondamentalista di Hamas. Non è riuscita nemmeno a gioire per la tregua, troppo impegnata a riversare rabbia e ideologia. Noi, invece, siamo nati per ribaltare i pronostici — e lo faremo anche qui”.

La sfida toscana

Dal palco, Meloni alterna orgoglio e provocazione: “Il campo largo? Un grande centro sociale. Ma gli italiani capiscono quando la politica li tratta da imbecilli, come quando promettono lo Stato di Palestina se voti per loro nelle Marche”. Poi l’affondo: “La pace in Medio Oriente non è merito né di Landini, né di Albanese che insulta Liliana Segre, né di Greta con la Flotilla. C’è una persona da ringraziare: Donald Trump”.

L’attacco diretto ai movimenti di protesta e al mondo progressista accende la folla. “Noi possiamo guardare la gente negli occhi, a testa alta”, rivendica Meloni, mentre in piazza dell’Indipendenza, a poche centinaia di metri, si muove un corteo di Usb, centri sociali e giovani palestinesi.

Salvini, Tajani e l’ordine

Sul palco anche Matteo Salvini, che non rinuncia alla polemica: “La pace a Gaza si deve anche a quello che molti giudicano un criminale, Benjamin Netanyahu”. Il vicepremier se la prende poi con una signora che sventola una bandiera palestinese tra la folla: “Questa è la Toscana, non Gaza”, urla. Antonio Tajani, invece, parla ai moderati: “Dall’altra parte è rimasta solo la sinistra, sempre più succube dei 5 Stelle. E in piazza vediamo i figli di papà che se la prendono con i figli del popolo: carabinieri, poliziotti, finanzieri”.

Regionali Toscana, la controffensiva del centrosinistra

A pochi isolati di distanza, la sindaca di Firenze Sara Funaro risponde con toni fermi: “È la prima volta che vedo Meloni a Firenze, spero torni anche fuori dai comizi. Chi tratta da imbecilli gli elettori è la destra”.

Il campo largo tenta la rimonta con Eugenio Giani, governatore uscente, appoggiato da Elly Schlein e Giuseppe Conte. Dopo tensioni e incomprensioni, arriva la stretta di mano tra i due leader: Conte e Giani si incontrano a Scandicci per un evento simbolico di mediazione.
Lavoreremo insieme per i prossimi cinque anni”, promette Conte, cercando di rassicurare una base M5s ancora divisa.

Schlein, dal canto suo, elogia Giani come “coraggioso e concreto”, ricordando le leggi regionali “pionieristiche” e l’importanza di tenere unita la coalizione: “Solo insieme possiamo battere la destra, in Toscana e nel Paese”.

Una vigilia ad alta tensione

L’ultimo giorno prima del silenzio elettorale trasforma Firenze in un crocevia di comizi, cortei e presìdi. In piazza Strozzi, Matteo Renzi parla ai suoi: “Il Paese è fermo, il debito cresce, basta retorica”. L’obiettivo di Italia Viva – Casa Riformista è ambizioso: diventare “la seconda lista della coalizione dopo il Pd”. Intanto, il centrodestra fa quadrato, mentre la sinistra si moltiplica in più piazze. “Invidio la destra – aveva detto il giorno prima Stefano Bonaccini – perché anche quando è divisa riesce a mostrarsi unita”.

Regionali Toscana, banco di prova nazionale

Dopo le sconfitte in Marche e Calabria, la Toscana diventa per il centrosinistra un test cruciale. Per Meloni, invece, una vittoria qui significherebbe rompere l’ultimo fortino rosso e consacrare la sua leadership anche nel cuore del Paese. La premier, dal palco, lo ripete con tono deciso: “Siamo abituati a ribaltare i pronostici. E anche questa volta, lo faremo”.