Profilo analitico di una guida amministrativa orientata ai risultati più che alla performance comunicativa e che paradossalmente, proprio per questo, funziona da ambo i lati. Un sindaco descritto come sobrio nella presenza pubblica, focalizzato sul funzionamento della macchina comunale e su un uso misurato della comunicazione come strumento di rendicontazione.
Profilo e posizionamento
L’attuale Sindaco di Roma incarna una leadership “a bassa intensità mediatica”: poche uscite, tono istituzionale, assenza di polemiche e scandali. Il tratto distintivo è la centralità del coordinamento: il sindaco viene percepito come capace di tenere insieme indirizzo politico e capacità burocratica, riducendo i costi di frizione tra livello politico e struttura amministrativa. In un ecosistema urbano spesso dominato dall’agenda dei media, questo approccio riduce la salienza del conflitto e sposta l’attenzione sulla delivery delle politiche pubbliche.
Lo stile operativo è sobrio: nessuna parola fuori posto, nessuna ricerca del conflitto come strumento di visibilità. La comunicazione digitale segue la stessa logica: i video dimostrativi pubblicati sui social presentano processi e risultati con un taglio pragmatico. Non contenuti provocatori, ma rendicontazione: mostrano cosa si fa, come si fa, in quali tempi. È una comunicazione che intrattiene quel tanto che serve a mantenere l’attenzione, ma soprattutto spiega il lavoro amministrativo, svolgendo una funzione di pedagogia civica. In termini analitici, è un uso dei social come accountability tool più che come leva identitaria o agonistica.
Capacità amministrativa e immagine di città
Il profilo restituisce l’immagine di un amministratore concreto, attento a tenere allineate la componente politica e quella tecnica senza personalizzare ogni decisione. L’effetto reputazionale sulla città è una riduzione del rumore: Roma appare meno esposta a picchi emotivi e cicli di crisi, più concentrata sull’“ordinario straordinario” (manutenzione, processi, coordinamento). La priorità è la implementazione: esiti verificabili, cantieri e procedure che avanzano. La narrazione segue gli output e non li precede, spingendo su una cultura del risultato invece che su una retorica dell’annuncio.
Nella memoria collettiva, alcune stagioni amministrative vengono ricordate invece per tratti opposti. Le sindacature di Veltroni e Rutelli sono spesso percepite come spettacolari e proiettate su un respiro nazionale, capaci di imporsi nell’immaginario. Quella di Marino è ricordata come controversa, segnata da polemiche e da un epilogo problematizzato. Virginia Raggi, evocata come contorta e contestata, associata a indagini, al “no” alle Olimpiadi e alla percezione di una crisi dei rifiuti non risolta, con la città descritta come sommersa. Si tratta di rappresentazioni diffuse, non di giudizi tecnici: un compendio di percezioni sedimentate più che una ricostruzione fattuale puntuale.
Roma oggi è meno rumorosa e meno dipendente dalla spettacolarizzazione del conflitto. Il Sindaco mantiene un profilo coerente e impegnato, lavorando con continuità sulla macchina amministrativa e impiegando i social come strumento di accountability. È una leadership che privilegia il processo e la consegna rispetto alla vetrina: meno slogan, più coordinamento; meno narrazione, più esiti.
di Luca Falbo







