Un grande corteo attraverserà sabato il centro di Roma per chiedere lo stop immediato al conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Alla manifestazione, lanciata da una larga area del centrosinistra, sono attese circa 50mila persone, in arrivo da tutta Italia, comprese delegazioni organizzate come i 13 pullman provenienti dalla Toscana su iniziativa del Pd regionale.
Il concentramento è previsto alle 14 in piazza Vittorio, con partenza verso Porta San Giovanni. La mobilitazione, che si preannuncia affollata e complessa, ha spinto le autorità a predisporre un robusto piano di sicurezza, messo a punto in Prefettura e perfezionato in Questura. Le forze dell’ordine monitoreranno tutto il percorso, con particolare attenzione verso possibili azioni dimostrative o blitz delle frange più radicali. I controlli saranno estesi anche alle stazioni della metro e ai caselli autostradali della Capitale.
Roma per Gaza, tensioni e polemiche
Alla vigilia, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) ha espresso forte preoccupazione per quella che definisce «una mobilitazione che difende un solo popolo, il palestinese, e non anche quello israeliano». La Ucei chiede che si mostri «sempre entrambe le bandiere», per evitare narrazioni parziali e divisive.
Non sono mancate le fratture anche tra i promotori e una parte del mondo palestinese in Italia. Il Movimento degli studenti palestinesi si è dissociato apertamente: «Questa piazza non è la nostra. È la piazza dei complici, non dei solidali. È stata organizzata per motivi elettorali, non per la liberazione di Gaza».
A prendere le distanze dalle accuse di antisemitismo è stato il presidente del M5S Giuseppe Conte, che ha dichiarato: «Siamo in piazza per non essere partner di un genocidio», rigettando ogni retorica antisemita. Sulla stessa linea Nicola Fratoianni (Avs): «Mobilitarsi per Gaza non è antisemitismo. È un’accusa infamante».
In un clima segnato da tensioni politiche e preoccupazioni per l’ordine pubblico, la giornata rappresenta un banco di prova per la tenuta civile del dibattito sulla guerra in Medio Oriente. E Roma, ancora una volta, ne sarà l’epicentro.