Una riforma della giustizia. Un atto utile a facilitare il passaggio da pm a giudice e viceversa. Un meccanismo per velocizzare i processi, nella sempiterna tutela dei cittadini, per cui la legge resta incontrovertibilmente sempre uguale per tutti. Questo è tutto ciò che non è la riforma della separazione delle carriere, approvata giovedì mattina al Senato, con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astensioni.
Tuonano così gli Avengers dem – Elly Shlein, Francesco Boccia, Chiara Braga – durante la conferenza stampa convocata d’urgenza al Senato, in un’Aula Convegni stipata di tutti i giornalisti che già piantonavano Palazzo Madama dalla mattina e degli onorevoli che riempiono attoniti le curve dell’auletta.
“Una riforma del potere”, sintetizza Boccia, capogruppo al Senato, che introduce prima di lasciare la parola a una provatissima segretaria generale – “non è mai successo che una riforma entrasse e uscisse dal Parlamento identica dopo ben quattro passaggi” – e alla sua omologa alla Camera Braga, che ammette: “Una brutta giornata”.
Separazione carriere, l’offensiva del Pd
Nel corso della conferenza stampa Boccia, Schlein e Braga accusano il Governo di voler piegare la Costituzione a fini di potere politico, annunciando una battaglia referendaria “di impegno e mobilitazione civile”.
“È una modifica corposa della Costituzione – denuncia Boccia – Nordio aveva detto: ‘Questa è e così sarà’. Pensavamo scherzasse. Invece la maggioranza si è piegata completamente ai voleri del Governo, senza un vero confronto parlamentare. È mancata persino l’educazione istituzionale di rispondere nel merito del dibattito”.
Il capogruppo dem definisce il provvedimento “una riforma del potere, non della giustizia”, aggiungendo: “Chi la sostiene vede nella Costituzione un ostacolo, non un fondamento. La nostra forza è sempre stata nei limiti del potere, non nell’arroganza di esercitarlo. Quando non ci si piega, la destra delegittima”.
Braga: “Si vuole indebolire la magistratura”
Per Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera, la riforma Nordio ha un obiettivo chiaro: “La separazione del Csm e la riscrittura dell’assetto della giustizia mirano a indebolire la magistratura, che è uno dei poteri dello Stato. Meloni aveva promesso di garantire equilibrio, ma l’obiettivo reale della destra è minare la Costituzione”.
Schlein: “Giustizia su misura per chi ha il potere”
Durissima la segretaria Elly Schlein, che ha ribadito come la riforma non risponda ai veri problemi del sistema giudiziario: “Non è una riforma della giustizia. Lo ha ammesso lo stesso ministro Nordio a Genova. Non incide sulla lentezza dei processi, sulla carenza di organico, sul sovraffollamento carcerario o sull’uso delle misure alternative. Non servirà a dare risposte di giustizia in tempi dignitosi”.
Schlein denuncia anche l’assenza di dibattito parlamentare: “Non è mai successo che una riforma costituzionale entrasse e uscisse identica dopo quattro passaggi tra Camera e Senato. Nemmeno i parlamentari della maggioranza hanno potuto discuterla. È un disegno che serve solo a chi ha il potere per scegliersi i propri giudici. Una giustizia su misura, che dice ai cittadini che la legge non è più uguale per tutti”.
E aggiunge, riferendosi alle parole del sottosegretario Mantovano: “Quando si afferma che i giudici dovrebbero interpretare le leggi in base a chi hanno davanti, si mina un principio cardine della democrazia. Per i cittadini, la legge resta sempre uguale”.
Schlein conclude: “Sono gravissime le affermazioni della premier Meloni contro la Corte dei Conti. Ogni potere deve avere un limite. E questo l’equilibrio della nostra Costituzione. Faremo una campagna referendaria con grande impegno per difendere la giustizia e la democrazia del nostro Paese”.
La maggioranza accelera: via alla raccolta firme per il referendum
Intanto, mentre il centrosinistra prepara la sua offensiva, i capigruppo di maggioranza del Senato – Lucio Malan, Massimiliano Romeo, Maurizio Gasparri e Michaela Biancofiore – avviano le procedure per la raccolta delle firme dei senatori necessarie alla richiesta del referendum popolare sul testo di legge costituzionale approvato oggi. Il provvedimento sarà pubblicato nelle prossime ore sulla Gazzetta Ufficiale, dando il via agli adempimenti previsti dalla normativa.
Un passaggio che apre ufficialmente la fase referendaria. La battaglia politica sulla riforma Nordio, dunque, si sposta ora nelle urne e nel Paese.







