Tensione in Aula durante l’intervento di Scarpinato. Il Pd parla di “maggioranza illiberale”, mentre Gasparri esulta: “Giornata storica per la giustizia italiana”
L’Aula del Senato è in ebollizione. Durante il dibattito sulla riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, l’intervento di Roberto Scarpinato (M5S) incendia i banchi della maggioranza e costringe il presidente Ignazio La Russa a richiamare più volte all’ordine.
“Ci sono italiani anche di destra che non se la bevono che Berlusconi, Dell’Utri, Cosentino, D’Alì e Formigoni siano stati vittime di persecuzioni giudiziarie”, dice l’ex magistrato, scatenando un coro di proteste da Forza Italia.
Dai banchi azzurri partono urla, fischi e “buu”. La vicepresidente Licia Ronzulli si alza e replica a voce alta: “Ti sei scordato la Appendino!”.
La Russa interviene più volte, invitando alla calma: “I tempi degli interventi li decido io. Sto difendendo la libertà di parola e il diritto di esprimersi”, ribadisce, cercando di riportare l’ordine in un’aula sempre più tesa.
Separazione carriere, il voto e le reazioni politiche
Il Movimento 5 Stelle conferma il suo voto contrario, accusando la riforma di minare l’indipendenza della magistratura. Il centrodestra, invece, celebra il via libera definitivo come una “svolta storica” per la giustizia italiana.
“Oggi si scrive una pagina storica: finalmente si pone fine al sistema delle correnti nel Csm”, afferma il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri. “Il sorteggio dei membri garantirà indipendenza e trasparenza. Non c’è nessuna subordinazione al governo: chi sostiene il contrario mente. E chiediamo che siano i cittadini a confermare questa riforma con un referendum popolare”.
Il centrodestra si prepara infatti a depositare le firme per il referendum confermativo, convinto che il voto dei cittadini rafforzerà ulteriormente la legittimità della riforma.
L’opposizione insorge: “Una maggioranza illiberale che riscrive la Costituzione”
Il Partito Democratico reagisce duramente. “Con questa riforma si è certificata l’arroganza di una maggioranza illiberale che riscrive unilateralmente la Costituzione”, denuncia Andrea Giorgis nel suo intervento in Aula.
Il senatore accusa il governo di aver “blindato” il testo senza consentire modifiche o dibattito: “Non si è voluto discutere, né approfondire. Il ministro Nordio non ha preso la parola per replicare, eppure avrebbe dovuto spiegare come questa riforma possa migliorare davvero la giustizia, ridurre i tempi dei processi o rafforzare la formazione dei magistrati. Nulla di tutto ciò è avvenuto”. Per Giorgis, la riforma “mina l’autonomia e l’indipendenza della magistratura” e “apre un conflitto tra politica e potere giudiziario che danneggerà tutto il Paese”.
Il Pd si riunisce dopo il voto
Dopo l’approvazione in Aula, il Pd convoca una conferenza pubblica nella sala convegni di Palazzo Carpegna, con la segretaria Elly Schlein e i capigruppo Francesco Boccia e Chiara Braga. L’incontro, trasmesso in diretta su YouTube, serve a delineare la strategia del partito in vista del referendum di primavera, che si preannuncia come una delle battaglie politiche più accese degli ultimi anni.
Separazione carriere, una riforma che divide
La giornata in Senato fotografa perfettamente la frattura politica e culturale che attraversa il Paese. Da un lato, la maggioranza che esulta per aver “liberato la giustizia dalle correnti”; dall’altro, le opposizioni che denunciano una deriva autoritaria e un attacco ai principi costituzionali. Mentre i senatori tornano ai loro banchi, l’eco delle urla e degli applausi continua a rimbombare nell’Aula di Palazzo Madama.
Segno che, in Italia, la giustizia non è solo una questione istituzionale, ma uno dei terreni più incandescenti dello scontro politico.







