La riforma sulla separazione delle carriere dei magistrati giunge in Aula al Senato dopo mesi di forti tensioni politiche e numerose polemiche. A Palazzo Madama si è aperta infatti la discussione su un testo definito dalla maggioranza «epocale», ma contestato duramente dall’opposizione, che accusa il centrodestra di aver proceduto con «forzature inaccettabili».
Parrini: «Non una vera riforma giudiziaria»
Particolarmente duro il commento del senatore dem Dario Parrini, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali, che ha bollato la proposta come «pericolosa e inutile». Secondo Parrini, la riforma «non è una vera riforma della giustizia», poiché non migliora ciò che davvero interessa ai cittadini, ovvero la «capacità del sistema giudiziario di produrre sentenze eque in tempi ragionevoli».
Piuttosto, «crea un corpo separato, incontrollato e autoreferenziale di pubblici ministeri, votati solo a ottenere condanne», ha proseguito Parrini, paventando il rischio concreto che questa separazione diventi un «pretesto per minare l’indipendenza dei magistrati inquirenti» e sottometterli al potere esecutivo.
Separazione carriere, il sorteggio
Parrini ha poi criticato con forza un altro elemento della proposta: il sorteggio previsto per la composizione degli organi di autogoverno della magistratura, definito «una follia» poiché «calpesta meriti e competenze» affidandosi unicamente al caso, con rischi enormi per l’intero sistema.
La maggioranza accelera, opposizioni sul piede di guerra
In Aula, durante una seduta durata oltre otto ore, sono state respinte tre pregiudiziali di costituzionalità presentate da Pd, M5S e Avs. La maggioranza punta a chiudere la discussione generale entro pochi giorni, utilizzando la tecnica del “canguro” per accelerare il voto sui 1.363 emendamenti. L’obiettivo dichiarato è arrivare alla seconda lettura entro fine mese.
Critiche feroci arrivano da Pd, M5S e Avs anche sui tempi strettissimi imposti dalla maggioranza. Il presidente della commissione Affari costituzionali Alberto Balboni (FdI) difende invece il metodo seguito, ricordando come ci siano state «32 sedute di Commissione, 6 di Ufficio di Presidenza, 29 audizioni e 27 interventi».
Separazione carriere, un lungo percorso legislativo
La separazione delle carriere, che prevede due distinti concorsi per giudici e pm e due Csm separati, è tema di discussione politica da oltre vent’anni, sin dalle legislature guidate da Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Negli anni scorsi era tornato alla ribalta con la riforma Cartabia, che aveva limitato fortemente la possibilità per i magistrati di cambiare funzione nel corso della loro carriera.
Adesso la riforma si avvicina al traguardo finale, con la previsione di un referendum confermativo nella primavera 2026, passaggio sul quale il centrosinistra ironizza facendo riferimento agli inviti del centrodestra ad «andare al mare» in occasione delle recenti consultazioni referendarie.